Ma quanto mi sono divertita
Quattro
castellani (sì, ci chiamiamo così. Non ridete, per favore!) allo sbaraglio.
La
premiata ditta Jurassico & Mpc, affiancati dai due fidi scudieri Davide e Renata, approdano a Lampugnano. La prima forma di vita che incontriamo è
un umano, incollato al cellulare, intento a fissare sconsolato la sua auto.
Questa si specchia in un laghetto: una visione tutt’altro che romantica, dato
il contesto.
“Sapete
dove si prende la metro?” ci domanda, trasognato: il fatto che qualcuno abbia
usato gli stalli come un orinatoio l’ha stravolto, evidentemente. Il cartello
con le indicazioni del caso è a meno di dieci metri da lui.
Giunti
alla stazione, il lettore magnetico rifiuta una quindicina di volte il
biglietto di Jurassico: costui ha una custodia, lunga e scura, collocata di
traverso sulla schiena (il mio banner: per chi c’era, il cartello sciorinato
davanti all’entrata). Forse i sistemi di sicurezza l’hanno catalogata come
lupara.
Comunque
sia, mi risputano indietro il marito: e mentre costui combatte strenuamente per
passare, la sottoscritta si avvia verso i convogli, occhio fiero e svelto il
passo. Renata mi blocca, mentre Davide corre in soccorso del malcapitato: in
qualche modo, la macchinetta si sblocca, e il marito ci raggiunge.
“Dov’è
quella che mi fa i post aulici per l’otto dicembre? Quella che mi ama alla
follia e poi mi abbandona così, dimenticandosi di me?” declama, stentoreo, con
aria offesa.
In
effetti, fosse stato per me, sarebbe ancora lì.
Da
bravi turisti per caso, studiamo un po’ la cartina: sbagliare il senso di
marcia è un rischio concreto, per noi. Stavolta va tutto bene: raggiungiamo con
successo l’albergo, dove, per farla completa, la mia chiave elettronica non apre
la porta della stanza.
Le
mie certezze vacillano: perché la città ci respinge in questo modo? Che sia
meglio tornare al nostro paesello?
Siamo
già esauriti: e non è nemmeno cominciata.
Per
fortuna, ci sono gli amici. Terry e Gianni si sono offerti volontari per
offrirci riparo, cibo e bevande: accolti come persone di famiglia,
ci sentiamo subito a casa nostra. Dopo l’ultimo bicchiere di Grecale, quasi
milanesi d’adozione.
Sia
lode a T & G!
E
che dire dell’accoglienza in libreria? Io sono entrata con l’occhio tondo e l’aria
incerta, e sono stata accolta come una vecchia
amica. Accoglienti, gentili, efficienti: mentre forumisti e blogger iniziavano
a invadere gli spazi, le ragazze, come elfi domestici, allestivano in due e due
quattro una sala conferenze. Dire grazie è dire poco, a queste due splendide
signore. Le librerie (e i librai) dovrebbero essere tutte come da Equilibri. E
parlo da book-aholic, sia chiaro: non atteggiamoci a scrittrice VIP, che non ci
siamo proprio.
E
poi, ci siete voi: tanti, sorridenti, affettuosi. Numerosi e soprattutto sereni,
nonostante il blocco. Grazie, miei prodi: non vi siete fatti fermare dalle
avversità. E siete stati così carini e affettuosi da commuovermi: ve ne siete
accorti, vero? Non sono molto brava a mascherare i miei sentimenti: il che non
è sempre un vantaggio. Però in questo caso… me lo potevo permettere! La
commozione serpeggiava in giro, facendo spuntare qualche lacrimuccia qui e là,
fra il pubblico e anche sul ciglio di Mpc. Giusto un momentino, ma c’è stato:
lo confesso.
Un
grandissimo applauso a Valeria: presentatrice d’eccezione, lettrice
inarrivabile.
Anche
la falsa partenza (già: siamo partite col brano sbagliato. Poteva andar tutto
liscio, con me di mezzo…?) è tutta nel mio stile: per fortuna, ero fra amici. E
una chiacchierata fra amici è stata. Quanto me la sono goduta!
Mi
sono divertita e vi ho conosciuto con grande piacere: le presentazioni mi
preoccupano, per principio. E’ facile slittare sul sonnolento, stando a sentire
una tipa che sproloquia in solitaria: temevo di assistere alla caduta di
qualche testa, durante l’happening. La presenza di Valeria è stata un ottimo
antidoto contro questo rischio: e ha funzionato alla grande. Bravissima, Vale!
Jurassico
non si è travestito da scaffale, mimetizzandosi allo sfondo, come temevo avrebbe
fatto: anzi. Ha stretto molte mani, e l’ha fatto con grande entusiasmo: anche
se l’ho visto un po’ spaesato, nel rendersi conto su quanti amici di tastiera può
contare, la sua dolce metà. Non leggendomi, l’uomo talvolta trasecola.
E
per finire in bellezza, serata a teatro: ebbene sì. Qui non ci si fa mancare
nulla.
Siamo
andati a vedere il “Sogno di una notte di mezza estate”, messa in scena da Quelli di Grock,
al teatro Leonardo.
Ragazzi,
non ridevo così da anni: mi sono contorta come un’anaconda. Se ne avete l’occasione,
non ve la perdete.
Se
credete che la storia finisca qui, terminando come una normale domenica
milanese, vi sbagliate di grosso. Con il resto, ci faccio il post di domani.
Per
oggi, fatemelo dire: vi voglio bene. A chi c’era e anche a chi non c’era: menzione
speciale a quelle che si son trovate con la macchina rotta e a chi, diretto a
Milano, si è trovata a Como, con un mazzo di ranuncoli fra le mani e una gran delusione da smaltire.
Un
grandissimo abbraccio a tutti. Siete dei grandi.
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