Sono in mano agli uomini di casa
Quando
sparisco dai vostri monitor il responsabile è sempre lui: Jurassico.
Quando quello
ha la guardia notturna, il giorno prima e quello successivo vaga per casa, armato di mille buone intenzioni e pericoloso
per i miei equilibri. Non c’è orario che tenga, con lui; arriva in camera, dove sono
alla tastiera, muovendosi con passo strascinato e occhio
da cocker: “Non mi accompagni in officina…?”
Come posso
sottrarmi? Abbandonarlo tra marmitte e radiatori, senza il conforto della
moglie vicino? Sarebbe una cattiveria: così, lo seguo.
In alternativa,
abbiamo l’approccio garrulo: “E’ arrivato il pezzo della scala. Andiamo a
ritiralo insieme?”
Segue gira
fuoriporta, meta la più grossa rivendita per il faidate dei dintorni. Così con
l’occasione si provano anche le gomme nuove e la ripresa dello squalo, in
versione invernale. Non manca una deviazione sulla via del ritorno, per
comprare una giacca nuova. Per lui.
Ora: sono un
soggetto democratico. Se vuole girare con i calzoni non perfettamente intonati
alla camicia, gliela faccio passare liscia. Sui calzini non mi pronuncio, fino
a che non sono bucati; sopporto persino un borsello, modello sportivo, che quando ci va a spasso mi sembra il bandolero stanco. Ma che mio marito, brizzolato signore sull’orlo della sessantina,
pensi di poter impunemente indossare un bomberino, questo no. Comprendo le
esigenze di comodità, ma non gli posso permettere di giocarsi la dignità in via
definitiva.
Eccomi dunque
impegnata in un’opera di convincimento costituita di facce poco convinte,
arricciatura di naso e dichiarazioni di scarso entusiasmo. Gli dicessi un no
deciso, ne comprerebbe due. Vedermi scontenta di come si veste, invece, lo
colpisce dove gli fa male: al cuore.
Alla fine, la
scelta cade su una giacca mezza pesantezza (e lunghezza, grazie al cielo) di un
marchio già testato, a Casa per Caso.
L’intera
mattina, mi ha fregato. Così, senza preavviso. Insomma, mi monopolizza:
piombando in mezzo ai miei orari con la levità di un rinoceronte. Poiché lo
amo, tuttavia, e stare con lui mi piace, anche se mi porta in posti improbabili
a orari impossibili, lo assecondo.
So che mi
comprenderete.
A lui, e alle
sue inderogabili esigenze, oggi si aggiunge il filosofo: che festeggerà la
differita del suo compleanno, stavolta con gli amici.
Mi sono
avventurata in cucina per un sopralluogo. L’ho trovato impegnato a seguire un
numero imprecisato di pentole e padelle, circondato di macerie: i contenitori
del pattume straboccanti, pentole sozze dappertutto, la lavastoviglie
stracarica, desolatamente immota.
“Hai bisogno
di una mano…?” ho chiesto, titubante.
“No!” è stata
la risposta, proferita con voce sicura ed efficiente “Voglio fare tutto da
solo!”
Lasagne per
dodici (besciamella hand-made, così come il ragù…) e torta allo yogurt. Sempre
in dosi equine.
Certa che
saprà cavarsela come cuoco (il ragazzo è esperto quanto basta), mi sono
autonominata aiuto-sguattera: ho svuotato le pattumiere, azionato la
lavapiatti, mi sono caricata di tutto il pentolame che non era entrato nella
macchina, per lavarlo a mano nell’acquaio del giardino. I gatti, eccitati dalle
circostanze e dal profumo che si espandeva dai fornelli, sfrecciavano come
razzi, fra il giardino e la cucina.
Ogni tanto,
lasciavo cadere qualche frase confortante: “Tranquillo. Se resta un po’ d’albume
attaccato al tuorlo non succede niente. E’ il tuorlo che non deve inquinare l’albume,
sennò non lo monti più!”
Qulache
consiglio, solo se sollecitato: “Mamma, che teglie uso?”
“Eccole qui.
E usa il forno di sopra, che le cucina meglio.”
Pronto
soccorso ingredienti: “C’è mezzo etto di fecola di patate, da qualche parte?”
“Pronti!”
Valutazione
professionale dei risultati: “’Sta besciamella è troppo fluida…”
“Dosi?”
Segue elenco
degli ingredienti.
“Raffreddala.
Vedrai che si addensa!”
Insomma:
senza interferire né insegnare, confortavo, collaboravo e ripulivo.
Poi, mi sono
dileguata: rimanendo a disposizione a poca distanza, per qualche consiglio al
volo. Una specie di assicurazione sulla vita: degli ospiti, e dell’ospitante.
Mentre
battevo questo post, sono stata interpellata per una valutazione della cottura
delle torte, ho scongiurato un disastro (il nostro forno, se si spegne il gas
ma non la ventilazione, fa partire automaticamente il grill: con risultati
devastanti) e approvato l’aspetto dei pasticci.
Quando i
dolci saranno sfornati, andrò a procacciarmi il cibo per la cena: mentre lui
servirà la cena agli amici al piano inferiore, il resto della famiglia si
arrangerà nella cucina di sopra. Strutturata per colazioni e rapide merende,
non le possiamo chiedere troppo. Ora vedrò cosa inventarmi.
Una prece,
per la buona riuscita di questa serata. Per l'impegno che vi ha profuso, il giovane si merita che tutto sia
perfetto. Davvero.
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