Estenuante

La mia distrazione, innanzi tutto. Quella mi ammazza davvero.
Stamattina sono scesa per recuperare gli occhiali, abbandonati in un luogo imprecisato al piano inferiore, per un totale di quattro volte. Gli occhiali sono rimasti giù, ma in compenso: ho fatto partire due lavatrici, aggiunto qualcosa alla lavastoviglie prima che partisse, riordinato la cucina, smaltito carta, plastica e svariati vuoti in vetro.
Alla quinta scala, ce l’ho fatta: li ho recuperati, e mi sono seduta al PC.
Due secondi netti, e si è levato il lamento del Jurassico: ferito a una mano, aveva bisogno che mammina lo medicasse. Quello in ospedale pratica punture lombari e rianima la gente in arresto cardiorespiratorio: ma a casa non sa dove teniamo i cerotti. Conseguentemente, un taglietto a un dito diventa un’emergenza, gestibile solo da me. Tapina.
Ennesima scala.
Finalmente il mio destino si avvia al lavoro: e io m’illudo di avere un po’ di pace.
Errore.
Dimentica qualcosa, torna indietro, e suona alla porta: costringendomi a scendere a scapicollo per aprirgli, salvo trovarmelo davanti, sulla soglia di casa, con le chiavi in mano e l’occhio rotondo. Ormai in preda a un nervosismo incontenibile, lo strapazzo: “Si può sapere perché svegli il mondo col campanello, facendo scavallare me per tutta casa, se hai le chiavi con te?!”
“Scusa. Oggi ho un sacco di roba da portare in ospedale, pensavo di averle scordate…”
Eccolo lì. Riesce sempre a disinnescarmi, ‘sto infame.
Gli appioppo un rapido bacio, mentre lui s’infila in studio: ivi rovista un po', mentre io mi avvio verso il computer, per la millesima volta.
“C’è un gatto, qui…” annuncia brevemente, prima di darsi a una rapida fuga.
Puntuale. Ogni volta che entra in casa, c’è un gatto che ne approfitta: il nostro sospetto è che la cosa sia intenzionale. Non è possibile che lo freghino sempre.
Stamattina è il turno di Corradino: il quale ormai ha un tragitto fisso, che percorre a zampe levate. Si precipita in terrazza, buttandosi sul telone della tenda ogni volta che può: il famoso lunapark clandestino non ha ancora chiuso i battenti. Indimenticabile il suo muso esterrefatto, il giorno in cui si è trovato in equilibrio sul sostegno, ma senza la tenda sotto di sé: l’avevamo chiusa, lasciandolo con un palmo di naso. Incastrato lì, non sapeva come tornare, ma era troppo in alto per volersi buttare. Abbiamo dovuto srotolarla, per metterlo in salvo.
Quanto a sua sorella, predilige il letto dell’informatico: appena riesce a forzare il blocco, galoppa verso la sua stanza e sgattaiola lì sotto. Questa scena si è ripetuta anche ieri sera, al rientro di Jurassico dal lavoro.
Lanciata all’inseguimento della clandestina, l’ho raggiunta in qualche modo (sdraiandomi pancia a terra, per essere precisi), afferrandola per la collottola e trascinandola allo scoperto. L’ho presa in braccio: gatti di polvere le pendevano dalle zampine, dalla coda, s’erano intrigati sul pelo della panza e le scendevano dai baffi. Uno Swiffer, più che un felino.
Il proprietario del letto, infastidito, se n’è uscito: “Possibile? Cos’avrà mai il mio letto di tanto interessante, che non c’è gatto che non si cacci lì sotto?”
“Non lo capisci? Ha un sacco di amici, là sotto!”
L’uomo osserva le condizioni in cui è ridotta la povera bestia, ridacchia alla mia battuta, ma non reagisce.
Chissà se oggi ci passerà un panno, sotto quel letto.
Riflettendoci, a Casa per Caso gli animali non sono quelli a quattro zampe. O, quantomeno, non sono i più ingovernabili.

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