Ancora suspance e cattivi pensieri
Il gaglioffo riceve un sms e impallidisce.
“Hanno
rapito Poppi!!!”
“Cosa?!”
“Un
mio amico passava per casa nostra, e ha visto un vecchiaccio che caricava il
nostro gatto nel cestino della bici!”
“Tranquilli,
ragazzi. Quello non ha fatto nemmeno dieci metri: poi la belva si è sottratta
con un balzo. Ne sono certa.”
Scatta
l’allarme rosso: parte uno scambio fittissimo di messaggi con i fratelli
rimasti a casa, per sincerarsi che il micio sia al sicuro.
Pessime
notizie: del felino non v’è traccia alcuna. Ha inizio una battuta di caccia nei
dintorni, per ritrovare l’amatissimo gatto nero.
Qui
al Sud, è il panico.
“Se
mi hanno portato via il gatto, mi organizzo con gli amici, e vado a menarlo,
quel rapitore di omissis!!!”
“Calma,
ragazzi. Nessuna spedizione punitiva, nemmeno su provocazione grave.”
“Ma
è per una giusta causa!” esclama la Miss, in versione tricoteuse.
“Certo
che non è possibile. Io non vado più via, se mi spariscono i gatti così!”
ringhia Jurassico.
“Anche
tu, adesso?! E che gli fai, ai gatti, se rinunci alle vacanze? Li covi?!”
L’intera
famiglia sta andando giù di testa; io mantengo un contegno, ma in realtà ho
voglia di spaccare tutto.
Per
fortuna, entro un quarto d’ora – il peggiore di tutte le vacanze - arriva la
lieta novella, sempre in forma di sms: “POPPI
E’ TORNATO!!!”
Lemme
lemme, senza segni di violenza addosso, si è presentato alla porta. Dove, ne
sono certa, è stato accolto con un overdose di coccole e imbottito di cibo.
I
due giovani mandano l’ingiunzione: “Tenetelo chiuso in casa!”
Il
sollievo è palpabile. Possiamo ricominciare a goderci le ultime ore di vacanza.
Un
suono di clacson annuncia l’arrivo di Roba Freshka. Un incartapecorito
rappresentante della popolazione autoctona, che arriva alla guida di un Apino,
carico di frutta e verdura. L’individuo attraversa il camping, esaltando al
microfono le virtù della sua merce: da ciò il soprannome affibbiatogli dai due.
Questo ha l’incarico ufficiale di rifilare ai turisti gli scarti di bottega:
melanzane più rugose di un pescatore novantenne, pesche del calibro di pallini
da schioppo, mosce e crivellate di ammaccature.
Senza
contare che utilizza ancora la bilancia meccanica a monobraccio, che non vedevo
in azione dal ’72: e imbroglia pure sul peso. Da brava farmacista, so come
funziona ogni tipo di bilancia: e lui ha fatto della sua un uso criminoso,
caricando almeno di un 30% il peso reale. Di cartellini con prezzo e
provenienza nemmeno l’ombra: così anche il prezzo al chilo è a dir poco
indecente.
C’è
da dire che fa ben pochi affari. Non dobbiamo essere gli unici ad esserci accorti
che tira a fregare, il canuto.
E
così, giunge la sera. E con essa, le tentazioni peccaminose.
Il
nostro dirimpettaio, camperista come noi, è seduto sotto la sua veranda:
quarantacinquenne in ottimo stato di conservazione, fisico atletico il giusto,
capelli tagliati stile Marine, occhi di ghiaccio, volto scavato. Ma è ciò che
tale pregevole esemplare strige fra le mani ad attrarmi irresistibilmente: un
sacchetto gigante di patatine. Se non fossi dotata di una formidabile
autocontrollo, potrei aggredirlo, pur di impadronirmene.
Le
patatine sono una tentazione fatele, per me. Lo ammetto pubblicamente.
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