Prima e dopo la vacanza: i conti si pagano sempre
E’ bello sentirsi amati. Essere rimpianti quando assenti, avere un posto dove tornare e qualcuno che gioisce nel rivederti.
Sono cose che danno un senso alla vita, queste.
Considerazioni alla base dei miei attuali problemi esistenziali: che ci sto a fare al mondo, io???
Fatto salvo il bucato e la spesa, temo di non trovare altra giustificazione per la mia esistenza in vita, e resistenza in questa gabbia di matti.
Alla notizia della mia futura smaterializzazione, per ben tre giorni, il gaglioffo aveva prontamente eseguito una danza tribale, a metà fra l’afro e l’hip hop. Un grumo di gioia dinoccolato e festante.
Fra giornate in piscina, pizze di classe e riunioni plenarie con il gruppo di compagni di merende, è rimasto da solo giusto di notte. E di certo non ha sofferto per la mia assenza.
Quanto a Elastigirl, confezionato in gran fretta un trolley, si è trasferita a casa della zia: dove è stata accolta come un componente della famiglia. Soffrendo molto pure lei.
Circa i maggiori, non ho svolto indagini: tuttavia, numerosi e inconfondibili segni di recenti gozzoviglie mi informano che anche loro non si sono macerati nella tristezza e nella solitudine.
Plateale il disappunto col quale mi ha accolto il troll, quando sono rientrata in casa: per estorcergli un bacio, ho dovuto immobilizzarlo. E sorbirmi i suoi lamenti: “Uffa… E’ tornata la madre!”
E taccio sulle sordide ipotesi di gravidanza, avanzate dallo stesso alla vista della mia pancia: offensivo, nella sua spietatezza.
Unico lato positivo, il suo percorso di autonomizzazione: esso ha subito un decisivo impulso, con quest’ultima mini-vacanza. La sera stessa del nostro rientro, l’ho beccato a cuocersi due uova strapazzate.
“Mamma, sto imparando a cucinare. So farmi le uova e oggi ho preparato anche la pastasciutta! Ormai sono in grado di arrangiarmi.”
“Bravo. Così mi piace!”
Con orgoglio, è passato a divorare la sua cena.
Salvo chiedermi, la sera successiva: “Mamma, cos’hai previsto stasera…?”
“Bistecche alla griglia.”
“Ah. Quando non saprai cosa cucinare, ci penserà lo chef Matteo…”
Trasformando, come il suo solito, una competenza appena acquisita in un potenziale disastro tellurico. Definirsi – e considerarsi – uno chef è decisamente prematuro: ma il pazzo non lo sa. E lo sperimenterà sulla nostra pelle, temo…
Quanto alle condizioni in cui ho trovato la casa, la definirei in stato di avanzata decomposizione.
Il condizionatore, inspiegabilmente, emanava un odore di morto, mentre la cucina di sopra era invasa da un odore putrescente, di origini imprecisate.
Dopo aver smaltito umido, secco, carta e plastica, ancora non ne venivo a capo: nel frattempo, inerpicato sulla scala, Jurassico si dedicava alla manutenzione dello split, sconfiggendo definitivamente l’aura cadaverica che stagnava nell’ingresso.
Il mistero della cucina marcia, invece, l’ho risolto la mattina successiva: una bottiglia di latte, dentro al frigo, aveva tracimato, inzuppando i tappetini di plastica posti a salvaguardia del vetro degli scaffali. Un’ora per ripulire, due giorni per far sparire il fetore.
La domanda è: in mia assenza, quanto ci metterebbero questi a soccombere a Escherichia, Salmonella e Clostridium…?
Non ci posso nemmeno pensare. Eppure, ho cercato di fare opera d’informazione, e di formazione, sui rischi legati alle intossicazioni alimentari: parlare al muro avrebbe avuto risultati più eclatanti. Me misera.
L’ultimo dramma che sto fronteggiando è la scoperta dell’acqua: non calda, ma frizzante. Le bottigliette da mezzo, che conservo in frigo per la piscina e per quando ho ospiti a cena, sono entrate nell’occhio del ciclone delle preferenze alimentari del manigoldo.
Trovo vuoti dappertutto, e il frigo vuoto ogni due per tre. Più che un uomo, un sifone.
Infine, dall’altro ieri, oltre a raccattare qui e là i suddetti vuoti, sto trasportando materiale vario da un piano all’altro: quando non ci sono, le stoviglie subiscono un’inspiegabile trasumanza. Tanto più irritante in quanto inutile: di sopra c’è tutto. Il motivo di questa immigrazione clandestina da una cucina all’altra mi sfugge: e naturalmente nessuno la sa spiegare. Non hanno toccato nulla, loro.
Movimenti amebici? Forza del pensiero? Casa infestata?
Il mistero rimane senza soluzioni.
Intanto, la sottoscritta macina scale e smaltisce gli eccessi alimentari di cui si è macchiata.
Nel frattempo, il responsabile della scomparsa del telecomando nuovo, svanito dall’auto in cui era conservato, provvederà alla sua sostituzione: certo che vorrei capire come, e perché, devono capitare cose come queste, a Casa per Caso.
E’ una cosa normale, oppure sono proprio i miei a essere individui alieni…?
Si accettano testimonianze. Consolatorie, se possibile.
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