Noi, sportivi veri

E’ domenica mattina, (troppo) poco dopo l’alba. Jurassico, reduce da un pomeriggio trascorso quasi completamente in letargo, è tonico e stenico, e si alza pimpante. Come ciò sia possibile, rimane in ogni caso un mistero: stanotte, verso le due, è scattato l’allarme del camper e conservo un ricordo vago di lui che si alza, imprecando. Avendo perso i sensi sei secondi dopo, non ho idea di quanto sia durato, questo fuoriprogramma: comunque sia andata, lui non sembra averne risentito per niente. La sottoscritta, viceversa, è completamente rintronata dal sonno: una volta sollevata a fatica dal letto, mi trascino in cucina, evitando con accuratezza di sostare davanti allo specchio. Sono già abbastanza ipotonica così: vedere il mio aspetto di sicuro mi tirerebbe a terra del tutto. In veranda trovo l’uomo già in piena attività: sapendo che il modo migliore per garantirsi la mia collaborazione per il resto della giornata è un macchiatone, me ne prepara due. Lodevole iniziativa.
Dopo pochi minuti, riprende vita anche il gaglioffo: tanto lo prende, ‘sta storia del torneo, da tenerlo a casa al sabato sera.
“Mamma, sai che ho rifiutato un invito a uscire, ieri?” m’informa, infatti, ruminando cereali in dose da carrettiere.
“Sì…?”
“Già. Quelli volevano andassi in giro con loro  fino a tardi, a far finta di essere grandi: io gli ho risposto I’ve got something else to do…
Viva lo sport: non la finirò mai di dirlo.
“Bravo. Mi compiaccio della tua serietà. Un po’ meno del fatto che sei comunque rimasto a giocare al PC fino a quando ti ho costretto ad andare a letto io…”
Ridacchia, consapevole dei suoi trascorsi poco puliti,  afferrando quindi la borsa, che stavolta dovrebbe contenere tutto il necessario. Quando lo vedo vagare per casa, sventolando la tessera FIT, lo diffido: una volta che quella è fuori dalla sacca, è già persa, dimenticata su qualche mobile. La mette al sicuro all’istante, mentre Jurassico apre la portafinestra della cucina. Tre gatti fanno la loro comparsa in contemporanea, reclamando la colazione: “Mammaaaa… Qui c’è un assemblea di gatti!” mi chiama il manigoldo.
Scendo, distribuisco il cibo alle belve, scoprendo che, oltre all’assemblea di gatti, stamattina c’è un assembramento di formiche, sul pavimento della cucina. Formano una lunga fila, che gira attorno alla trappola da me inutilmente predisposta (ma che ci mettono, dentro a quelle scatolette, che le formiche se ne fregano? illusioni a pagamento?) per raggiungere in massa un piattino con dei rimasugli di mangime per gatti.
“Stanotte Popò ha voluto la pappa, quando mi sono alzato per via dell’allarme…” mi informa il marito. Ecco spiegato chi è l’allevatore di imenotteri, a Casa per Caso. Senza commenti, elimino il piatto, stermino le formiche con furia selvaggia, per poi preparare il beverone al tennista.
“Senti, pensavo di venire al tennis in bici, stamattina…” gli comunico.
Il giovane sbianca, e mi guarda come un’alienata: “In bici? Fino a lì???”
“Sì, sono venticinque chilometri, mica una tappa del giro d’Italia. Volevo solo sapere se la presenza della mamma ti secca.”
“Scusa, ci vieni da sola o pensi di portarmi al tennis in bici?!”
“Ma che hai capito! Al tennis ti ci porta papà! Io vi raggiungo dopo…”
Sarà il sollievo di non dover raggiungere la sede del torneo su due ruote, sarà che ormai è davvero così grande da non considerare più la mamma un’appendice imbarazzante, ma mi elargisce il permesso di farmi vedere al club. Nel passato, se e quando mi vedeva in contesti simili, tentava ogni volta di usare la funzione delete.
Funzione che cerca comunque di attivare anche stamattina, quando lo afferro e lo costringo a farsi spalmare uno schermo solare in faccia. Suo padre sostiene la mia decisione, motivo per il quale la belva smette di opporre una fiera resistenza, ma per farlo stare fermo del tutto dovrei ricorrere alla camicia di forza. Dopo tre minuti di lotta impari, lo libero dalle mie sgrinfie, schermato e non impiastricciato: odiando anch’io l’appiccicosità delle creme, ma essendo costretta al loro utilizzo dalla mia carnagione lunare, almeno non le scelgo untuose.
Ora non mi resta che rendermi presentabile – la vera mission impossible della giornata – afferrare il velocipede e darmi da fare. Per fortuna, è una splendida giornata di sole. 

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