Mamma cattiva
Il gaglioffo, appena tornato dalla due giorni alle Cinque Terre: sguardo spento, palpebra a mezz'asta, espressione dolente. Quaresimale, lo definirei.
“Mamma, con i miei compagni abbiamo deciso” dichiara serio, quasi grave.
“Cosa?”
“Che la gita ci ha stancato e che domani non si va a scuola.”
Ettepareva. Sono un'associazione a delinquere, quella manica di debosciati.
“Escluso. Non avete fatto la guerra, siete andati a divertirvi: domani ti presenti a lezione, tonico e stenico”
“Ma ho sonno!!!”
“Mi pare normale. Ergo, vai a dormire. Adesso!”
Un brontolio indistinto sottolinea il disaccordo del soggetto, che però non osa ulteriori obiezioni: sa perfettamente che tentare nuoce, con la qui presente Crudelia De Mon. Il rischio è quello di trovarsi tagliato fuori dalla Rete fino a data da destinarsi.
Controvoglia, s'infila sotto il lenzuolo, dove perde conoscenza in sei secondi esatti. Alle sette meno venti, prima ancora del trillo della sveglia, è già vitale e in grado di scolarsi mezzo litro di latte: i postumi degli stravizi sembrano già archiviati. Beata gioventù...
Si carica la cartella sulle spalle, per avviarsi al sacrificio, con aria da martire. Commediante.
Qualche ora dopo, ricevo dalla mia vittima i più sentiti ringraziamenti per averlo sottoposto a cotanta violenza: “Mamma, ti devo ringraziare per avermi costretto ad andare a scuola…”
“A che dobbiamo tale conversione? Miracolo pasquale?”
“No. E’ che i prof immaginavano che saremmo stati degli zombi, così ci hanno fatto vedere un film per due ore, poi giocare a tennis per tre.”
“Una giornata pesante. Certo che i tuoi prof sono proprio dei negrieri…”
Non raccoglie, però sogghigna.
“I miei amici si sono divertiti così tanto che la prossima settimana ci prenotiamo un campo e andiamo a farci una partita.”
“Perfetto. Chissà che ti venga in mente 'sto episodio, la prossima volta che avrai la tentazione di chiamarmi matrigna cattiva…” gli rispondo, affettando sdegno.
Il nostro mi risponde con un ghigno mefistofelico, per darsi poi alla macchia fino a sera.
Poco prima di cena, i colpi e i miagolii provenienti dalla mia camera raggiungono un livello allarmante. Dal chiasso che fanno, quei gatti sembrano posseduti.
“Ragaaaazzi! Qualcuno ha cibettato quelle bestieeee?” ululo, rivolta ai piani alti.
La Miss: “No!”
Figlio due: “Noooo…”
Figlio quattro: “…”
Figlio uno: “NO!!! Vale, vai tu?”
La Miss: “Non posso! Mi sono appena lavata le mani e messa la crema…”
Figlio uno: “Insomma, hai tanto insistito per portare a casa quei mici, per poi non occupartene mai!”
"Ognuno ha i suoi impegni!" è la delirante risposta della fashion victim. Sempre stata così, dai due anni in poi.
“Io non li volevo!” interviene Jurassico.
“Così parlò Zarathustra. Com’è che ieri ti ho trovato addormentato con Femminuccia tra le braccia, allora?”
“E’ così affettuosa… Però ci hanno distrutto la casa. E io te l’avevo detto!”
“Esagerato… Giusto la poltrona in finta pelle della mia scrivania e la tastiera del PC!”
“E ti pare poco???”
“Ma vuoi mettere tutto l’amore che ti danno, quei due batuffoli grigi…”
“Sì, batuffoli. Due fiere, sono. Scusa, poi, non dicevi che non riesci a dormire, con i gatti in camera?”
“Infatti. Di notte li porto giù.”
“Com’è allora che oggi pomeriggio ronfavi a pancia in giù, con ben due gatti spalmati SOPRA di te?!”
“Perché non stavo dormendo. Schiacciavo solo un pisolino.”
“…”
“Insomma! Di notte mi svegliano, invece nel pomeriggio mi fanno compagnia. Non vorrai mica costringermi a una triste solitudine, razza di insensibile cuore di pietra…”
L'uomo non controbatte. Forse sta studiando una terapia d'urto da somministrarmi, a mia insaputa.
Nel frattempo, ho preparato il cibo per i leoni e il ribaldo glielo ha consegnato. Per poco non si mangiano anche lui.
“Mammaaaaa…” flauta la Miss, sempre dalla sua stanza “Perché non ci prendiamo un riccio domesticoooo?”
“Che??? Un riccio domestico?!”
“Sì, basterebbe una gabbietta…”
Esaurita, esplodo: “ Ma sei scema? Il riccio in cattività volete, adesso?”
“Sì, così lo addestriamo e gli accarezziamo la pancina…”
“Ma levati, levati per piacere. Così te lo fai scappare, come fai sempre coi gatti, e io me lo ritrovo sotto a un piede!"
“Che madre incomprensiva…”
Ecco. Nel corso degli ultimi tre mesi, ho respinto le seguenti istanze: un cane chau chau (ma hanno la lingua blu, sono dei cuscini di pelo, sembrano peluches!), un pinguino (di peluches, ma alto due metri), un lemure e persino un'iguana. Sono proprio una mamma cattiva, è deciso.
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