Inspiegabile collezionismo

I bucati sono la mia ossessione; nonostante due lavatrici -  capienza 10  kg - in perenne attività, le ceste della roba da lavare straboccano sempre. Di recente,  un altro problema ha iniziato a funestare la mia esistenza: la misteriosa scomparsa delle grucce, quelle per appenderci maglie e maglioni ad asciugare. 
S'impone un giro di ricognizione nelle camere delle belve. 
La prima ad essere perquisita è la stanza dell'ultimo: di grucce nemmeno l'ombra. In compenso un menhir di capi di vestiario misti, innalzato sul letto aggiuntivo. Una mischia immonda fra roba pulita e stracci usati.
Abbaiate le necessarie disposizioni per il riordino, mi avventuro nella camera dei grandi. Qui le porte degli armadi sono bloccate da: un tavolo di recupero, che funge da scrivania per il secondo computer, due comodini accostati e un servomuto, ingombro di abiti messi una volta e lasciati lì, in attesa della stagione giusta per essere utilizzati nuovamente. 
La biancheria pulita è impilata su due seggiole ergonomiche vetuste, ridotte all'osso dall'abuso che ne è stato fatto, attualmente degradate ad armadio a cielo aperto. 
Grucce zero, comunque, anche qui. 
Ultimo tentativo, la camera della Miss. Spalanco l'armadio e ne trovo una collezione. Di tutte le forme, dimensioni e colori: per amor di statistica le conto. Ventidue. 
Cosa spinga una sedicenne ad ammucchiare grucce vuote nel suo armadio è una cosa che mi sfugge: che speri di riempirle a breve, convincendomi a portarla con me a fare shopping?  
Sequesto la refurtiva e chiudo lo scorrevole. Meglio che lasci la carta di credito a casa, la prossima volta che esco con lei.


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