Questi stranieri...

Scena: locale ipermercato, un pomeriggio di inizio autunno. Di fronte a me, incede caracollando sullo zatterone un prodotto locale, bionda di bottiglia, vestita come una ventenne, trentacinque-quarant'anni. Ex bella de casa, attualmente sciupatella per uso e abuso di ultravioletto selvaggio e, a occhio e croce, pure di fumo di sigaretta. 
La nostra rumina a bocca sempiaperta una gomma, spingendo un carrello quasi interamente occupato da una ragazzina di otto anni circa, piegata come un origami, con la medesima espressione nauseata dalla vita esibita dalla madre. Non comprendo se sia genetica o imitazione, ma sviluppo un senso di ripulsa immediato per entrambe, anche perché 'sta storia della scarpe dei bambini sul fondo dei carrelli è quanto di più antigenico si possa concepire. Ma 'sti ragazzini non sanno camminare? Li trasportano con i carrozzini fin sull'uscio delle elementari, poi al super li caricano nei carrelli manco fossero disabili. Si stancano troppo a seguir mammina per mezz'ora tra gli scaffali? 
Evito commenti e scantono, con una spiacevole sensazione di antipatia attaccata addosso. 
Mamma mia, mi dico, mi sa che leggere Oscar Wilde mi sta rendendo ipercritica...
Mi avvio verso le casse. Di fronte a me, di nuovo una madre e una figlia. Più datate, questa volta: la figlia, a occhio e croce, è mia coeva. La mamma porta a tracolla una borsa Borbonese farlocca, la figlia ha la faccia come il cuoio pure lei. Tutte devastate dalle lampade, 'ste donne. Possibile che non si accorgano che gli riduce la faccia come il Grand Canyon?, ragiono io. Nel frattempo, le due signore danno qualche segno di fastidio nei confronti delle code alle casse, scegliendo alla fine di restare qui, davanti a me. 
Da vedere l'espressione nauseata con la quale spaziano con lo sguardo a destra e a manca, per focalizzarsi poi con autentico disgusto sulle persone in coda prima di noi. Ne sono palesemente infastidite. 
Un coppia di albanesi, di un pallore normale, vestiti semplici semplici senza finzioni ridicole, sorridenti e con un bimbetto sui due anni che gli trotterella attorno. Sulle sue gambe, lui: nonostante sia tanto piccino da stare anche nel seggiolino del carrello. 
Nell'attesa del conto, la famigliola simpatizza con la coppia subito avanti: si scoccano un paio di sorrisi, il ragazzo gioca col bambino, la ragazza sorride e tutti si scambiano qualche battuta con tono cordiale. 
La giovane coppia è araba, lei è velata. 
Osservarli interagire gli uni con gli altri mi riconcilia col mondo. 
E' proprio vero: questi stranieri vengono in Italia a levarci la pace e la tranquillità! Vuoi mettere se fossimo tutti italiani...? Anzi, solo veneti. DOC, da sei generazioni minimo. Allora sì che si vivrebbe meglio...

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