Serate a sorpresa

A volte basta davvero un niente. Un vecchio tavolo davanti alla porta finestra della cucina, quattro piatti messi lì quasi per sbaglio, la lampada antizanzare a creare un po' di atmosfera... Ed è subito serata in famiglia. Così, senza premeditazione né preparazione. Anzi, la cena era di molto insufficiente alle esigenze dei due lupastri, i quali si sono affaccendati in cucina a prepararsi un paio di panini caldi, prima di attaccare con decisione il liquore al cioccolato. 
Complice la presenza del filosofo, sigillato in camera sua quattordici ore al giorno e desideroso di un po' di stacco, un bel po' di aggiornamenti sulle ultime vicende capitate a me e al gaglioffo da raccontare... E si son fatte le undici e mezzo. Con la gradita partecipazione del plantigrado nel primo tempo. Un plantigrado attento ascoltatore e rarefatto commentatore per circa mezz'ora, passato presto a una posizione più comoda su una delle due poltroncine da giardino. Sarà stato il cielo stellato (?), o più probabilmente la notte insonne precedente, fatto sta che in capo a dieci minuti era in fase di palpebra calante. Quatto quatto, si è silenziosamente dileguato, mentre noi tre rimanevamo lì a ridercela di gusto. Un silenzio durato pochi secondi: appena guadagnato il divano, è esploso il casino. Urla, grugniti, cozzi metallici e barriti disumani. Sembrava ci fosse un branco di Unni in salotto. 
"Sordo. Quell'individuo è sordo."
"Sono d'accordo. Non riesco nemmeno a capire come riesca a sopportarlo, quel volume lì... Io lo tengo dieci tacche sotto!" 
"Non ne parliamo. Che quando sono lì con lui rischio che mi si tappino le orecchie come in discoteca. Adesso vado lì e abbasso!" 
Mpc si avvia oltre le linee nemiche, raggiungendo la plancia di comando. Abbassato il frastuono a livelli umani, chiede: "Che guardi?"
"Hercules."
"Mhm." 
Mpc stavolta esce di scena senza commenti. Quando Jurassico ha avuto una brutta giornata, si dedica al cinema d'essai. Se non è Hercules, sono The Avengers, oppure Capitan America, passando per qualche capolavoro di Bruce Willis. Roba che per rimanergli accanto, quando la mia presenza è reclamata, mi ci vorrebbe l'anestesista. 
Comunque sia, ieri sera l'abbiamo neutralizzato facilmente. Era talmente esausto da cadere in letargo sei minuti dopo essersi messo orizzontale. 
Quanto a noi, ci siamo goduti il clima mite - già sostituito da un caldo africano, casomai volessimo ripetere l'esperienza stasera... - e la chiacchierata in scioltezza. 
Ecco, questi sono i momenti in cui vorrei fossimo sempre tutti assieme. Mi mancano gli assenti, mi godo i presenti, mentre nel doppio fondo del mio mammismo si cela una consapevolezza, a rosicchiarmi un pezzetto di serenità. Non durerà ancora per molto. Il conto alla rovescia è iniziato: tre settimane alla partenza del filosofo. Una scelta che rende felice la parte pragmatica e razionale di me, gettando però nello sconforto la mamma tutta italiana che si nasconde sotto la mia scorza (posticcia?) di madre del terzo millennio. 
Non so come reagirò, quando quell'aereo si staccherà dal suolo. Mi ci vorranno i sali, me la sento.  

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