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Visualizzazione dei post da ottobre, 2014

Help!

Ok. Non si giudica un libro dalla copertina, e dunque nemmeno una giornata sulla base delle due ore inaugurali. Però ci sono giorni nei quali ti penti e ti duoli di essere scesa dal letto, mannaggia. Mettiamo pure da parte il fatto di essermi inspiegabilmente svegliata alle quattro del mattino. Scarse. Ignoriamo di esserci lette mezzo e-book, che da quando ho il libro virtuale dotato di illuminazione strategica posso passare le notti in bianco, senza che il tricheco al mio fianco cambi anche solo il ritmo della ronfata. Manco più il deterrente del marito che sbofonchia una protesta, ho più. Ormai siamo alla lettura compulsiva. Però ritrovarmi con il pavimento zozzo che manco avessimo invitato a cena una mandria di bufali (in effetti, una mandria di diciassettenni però c’era, ieri sera…), la cucina in stato di abbandono (gravissimo errore non aver fatto funzionare la lavapiatti a pranzo, ancorché seminvuota…), le ceste del bucato traboccanti un’altra volta (ma non avevo lavato

Non è possibile

Devo individuare la chiave di questo mistero. Perché quando sono in emergenza la mia performance è quella di una macchina da guerra, mentre se sto rilassata divento un pericolo per me stessa e per ciò che mi circonda? Per fortuna tale minaccia si allunga sugli oggetti, più che sulle persone. Diversamente, temo avrei già qualche morto sulla coscienza. Stamattina, mentre spazzavo il garage, ho messo un piede sulla paletta, rovesciandola, e spargendo detriti ovunque nel raggio di sei metri. Sono rimasta coinvolta anch’io nell’incidente; per fortuna, almeno si è verificato prima della doccia mattutina. Due giorni fa sono riuscita a incollare una ciotola di vetro al vassoio del microonde;  non faccio che portare alimenti al limite della carbonizzazione (non possedessi due timer, oltre a quello del telefonino, potrei invocare le circostanze attenuanti. Invece, non posso) e mi sono persa lo Swiffer. Non il cosetto per le poveri, le cui ridotte dimensioni giustificherebbero la possibilità

Dalle maglie della Rete...

… a volte si materializzano regali sorprendenti. Io sto qui a ticchettare le mie avventure di mamma per caso su una tastiera, e in giro per il mondo c’è chi mi legge. Mi fa sempre riflettere, questa consapevolezza. Chi saranno i miei lettori? Dove abitano, come vivono, quali sono le loro storie? Alcuni li conosco un po’ attraverso i loro commenti, altri mi hanno chiesto l’amicizia su FB, la maggior parte sono silenziosi e non saprò mai nulla di loro. Cosa della quale un po’ mi spiace. Qualche volta ho la fortuna di poter conoscere questi lettori silenti, magari residenti in un Paese straniero. Quando costoro decidono di fare un giro per il Bel Paese, passando per la Stamberga, è sempre una festa per tutti (vero, Martine…? E pensare che i nostri mariti temevano di finire in mano a qualche serial killer…). Quanto agli scambi inter-regionali, hanno portato a sviluppi che mai avrei immaginato, qualche anno fa. Vedi la Miss ormai perfettamente integrata nella vita milanese. In questi

Ma che freddo e freddo!

“Scusa, esci vestito così? Non è mica estete!” “Mamma, finiscila. Non ho freddo!” “Vedi che ti prendi un accidente…” “Mamma!!!” Esce di scena, con un outfit da fine agosto.  Due giorni dopo, sudato come una grondaia e rosso in faccia: “Mamma, abbiamo un termometro..?” Trentotto. Come volevasi dimostrare.  Io starnazzo, starnazzo, quelli non mi calcolano di striscio e poi tutte le mie più funeste previsioni si realizzano. Che se non sto attenta, tra l'altro, mi dicono pure che sono io a portare sfiga, gli impuniti.  “Dove hai detto che è il paracetamolo?” Essendo a mezzo metro dal suddetto, lo estraggo dal cassetto, lanciandolo sul tavolo in malo modo. Come da manuale, la scatoletta rimbalza sul portatovaglioli, finendo miseramente sul pavimento.  Nemmeno i gesti stizziti mi vengono bene, mannaggia!  Mi sento ignorata e appaio velleitaria. Uffa.  “Eccola lì, che vuol fare la madre sprezzante… Con quella mira, mamma: un tiratore scelto!” mi dileggia la belva

Manifestazione studentesca

Motivazione numero uno: "Vogliamo lezioni meno noiose, più divertenti e stimolanti"  Commento del gaglioffo: "Ma cosa credono questi? Di stare al circo??? Ma che vadano..."  Non posso che dichiararmi concorde. Tanto più in un istituto dove i docenti sono in gamba e le lezioni, invece, molto interessanti.  Se le giovani manifestanti stessero attente a scuola e studiassero, invece di contestare, e facessero i compiti, invece di marciare, farebbero del bene a se stesse e agli altri.  Ma dove la retorica  impera e la coerenza difetta, questi sono i risultati. L'uso scellerato di un nobile strumento di protesta, nato per rivendicare ben altri diritti. Che tristezza. 

Addio straziante (...)

Nemmeno una lacrima. Non ho versato nemmeno una lacrima. Un evento senza precedenti, trattandosi di me: sono donna dall'addio patetico, di norma. Stavolta, mi sono limitata a un abbraccio contenuto, soprattutto a causa della Miss.  La quale Miss, tutto tranne che commossa, dopo tre secondi di stretta mi ha allontanata, con uno spazientito Pennuto! che mi ha costretta entro i confini della decenza. Un'uscita di scena asciutta, senza fiumi di lacrime ed emozioni dilaganti, nemmeno dopo essere salita in macchina per allontanarmi definitivamente dalla mia piccina. E qui cruciale si è rivelato l'intervento del Jurassico. No, non mi ha avvolto in un abbraccio confortante, regalandomi un'emozione. Non mi ha neppure dichiarato il suo imperituro amore, giurandomi di starmi accanto da qui all'eternità, alleviando la mia mestizia. Mi ha viceversa aggredito proditoriamente, accusandomi di aver smarrito il suo borsello. Oggetto da lui appena scagliato sul sedile posterio

Si avvicina l'ora zero

I l giro dei parenti è completato – con lacrime a profusione, manco la Miss stesse partendo per la Siria… –  i bagagli ormai sono stivati nello squalo. Trasformato in balena per l’occasione, considerata la massa di roba pigiata in ogni angolo fruibile. Se la neo-universitaria non la smette di ammonticchiare abiti, scarpe e orpelli vari, dovremo mettere qualcosa in braccio anche al pilota, domani. Confesso avrei creduto di soffrire molto di più: l’entusiasmo per la novità e le aspettative positive per questa nuova avventura fanno decisamente premio sulla malinconia nel vedere la mia ragazza con la valigia in mano, pronta a lasciarmi per tre mesi. Lei è entusiasta, e mi contagia con la sua felicità. Sapere poi che, da oggi, la sua nuova amica è riuscita a ottenere un posto nel suo stesso collegio mi rende addirittura euforica: tutto sta davvero andando per il verso giusto.  A rincuorarmi ulteriormente, ieri sera c’è stata una riunione familiare. Del tutto casuale e inaspettata, t

Succede anche a voi?

Avete una marea di commissioni da svolgere, e nemmeno una va a segno? La tecnologia mi si rivolta contro: il server della banca on line segnala un errore, tutti i numeri di telefono risultano occupati o non raggiungibili, la carta bancomat è ancora bloccata (ok, lì è colpa mia. Errare è umano, perseverare a ticchettare il codice errato è diabolico. Però dopo due mesi il problema avrebbe dovuto essere risolto…). Persino il mio spazzolino elettrico ha deciso di tirare le cuoia proprio stamattina. Ora mi avventuro fuori di casa, sotto una pioggerellina fastidiosa e tristissima, con il nervo a fior di pelle e svariati conti da pagare. Confesso di essere un po’ preoccupata. Se tanto mi da tanto, se riesco a tornare a casa con l’auto in ordine e senza creditori alle calcagna credo mi considererò una miracolata.