Che giornate!

Ragazzi, qui se n’è viste di tutte un po’.
Dal consiglio di classe del gaglioffo ai colloqui con i docenti della Miss, sono stati giorni emozionanti per questa mamma per caso.
Incontri dai quali sono uscita con la conferma che, se i genitori ci sono e seminano, prima o poi raccoglieranno. Idem dicasi, viceversa, per i genitori latitanti e che seminano vento: raccoglieranno, ahimè, tempesta.
Il tutto detto da una che sono anni e anni che semina, attendendo invano un raccolto appena appena accettabile. Ora che, finalmente, si mietono messi abbondanti su tutti i fronti filiali posso dirlo: non stancarsi paga. Pazientare paga. Dar fiducia – nonostante tutto – paga. Lasciar fare, restando comunque disponibili sullo sfondo, paga.
Meno male che paga, aggiungerei: diversamente, avrei la sensazione di aver gettato la mia vita alle ortiche.
Sul fronte anziani andiamo maluccio: gli anni si accumulano e non fanno bene a nessuno. In nessun senso. Pazienza, affetto e rassegnazione: ci sono addii che si avvicinano, ai quali dovrò adattarmi mio malgrado. Non è facile accettarli, specialmente quando queste persone sono legate ai momenti più felici della tua infanzia.
Per fortuna, ci sono anche i momenti felici: passare dall’RSA al reparto maternità è un gran bel salto. Gli strilli dei neonati sono una speranza, tenere tra le braccia un microbo appena nato ti scalda il cuore e ti fa guardare la realtà in una luce migliore.
Favolosi, poi, questi giovani genitori: innamorati, coordinati (io penso all’input, il papà all’output…), belli quanto i loro bambini. Le famiglie sane e felici esistono ancora, per fortuna.
Meno male che ci sono i giovani, meno male che ci sono i bambini, meno male che ci sono nonni, bisnonni e genitori meravigliosi pronti a guidarli per mano, in questi anni difficili. 
Perché sono loro il futuro, su di loro si fonda la speranza di rendere il nostro un mondo migliore. 
Grazie, ragazzi. Grazie, amici cari: grazie per averci regalato questo momento di grande felicità. 


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