Folgorazioni & folgorati



“Figlio, stavolta dobbiamo davvero mettercela tutta. Non è possibile che tu mi collezioni insufficienze solo perché non riesci a mantenere un ritmo costante di studio!”
Il folle si mette a saltare come un giovane scimpanzé, cantando: “A… A… I drive you crazy… because  I’m lazy…” facendo preciso preciso il verso a PSY, sulle note di Gagnam Style.
“Ti faccio anche le rime in inglese… Lamentati, dopo!”
“Io non mi lamento. Io ti ammazzo: però lo faccio parlando in inglese, se preferisci!”
“Eddai, mamma… sto formattando il mio disco. E’ pieno zeppo di p@@@nate!”
“Ah. Temo non basti, tuttavia. Devi acquisire un metodo di studio adeguato…”
“Sono ancora in download. Per quello ancora non si vedono risultati stabili!”
“Ciccio, vedi che non abbiamo tutto i tempo del mondo…”
“Lo sai che la connessione in Italia è penosa!”

Capite con che razza di soggetto mi devo misurare, giorno per giorno?
Comunque, il frutto non cade lontano dall’albero. Stanotte mi sono svegliata e sono stata folgorata da un’idea su come fare a fargli entrare in testa gli appunti di matematica. Resi un filo più discorsivi da una spiegazione a margine, non sono fatti male. Hanno il pregio di essere completi e rigorosi: diciamo che il prof, pur essendo disponibile e impegnandosi per far capire il più possibile ai ragazzi, non ha il pregio della chiarezza quando parla a braccio. Così non riesce a compensare l'eccessivo tecnicismo con il quale si esprime per iscritto.
"Mamma, perché scrive in codice, quello? Non siamo mica macchine!" è il commento del gaglioffo in merito al problema.
Così, sono uscita quatta quatta dal letto, sono scesa in studio e mi sono messa a stilare tre fogli A4 di domande per Matti. Rispondendo a quelle, dovrebbe chiarirsi le idee sull’argomento che l’ha colpito e affondato durante il compito.
Mio marito, dopo circa mezz’ora, si è affacciato sulla porta. Con la faccia stropicciata dal sonno mi fa: “Ma che stai facendo?”
“Non riuscivo a dormire e mi è venuta un’idea. La sto mettendo nero su bianco finché me la ricordo. Non fai anche tu così col lavoro, quando hai l’insonnia?”
“Mhm...” assente lui, con la palpebra a mezz’asta.
Io, viceversa, sono sveglia come un canarino: “Ecco. Attualmente, nostro figlio è il mio lavoro. Ergo, lasciami lavorare!”
Jurassico mi guarda come una demente, scuote la testa e torna di sopra. Dove, circa un’ora dopo, lo raggiungo e mi rimetto a dormire.
Con una madre del genere, in che specie di figlio si poteva sperare?
O questo mi diventa bravo, o finiamo ai matti tutti e due. Più di qualcuno ci potrebbe definire due folgorati.

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