Bollettino sanitario

Guarito. Il micione è guarito. Tre iniezioni di antibiotico e il giovane quadrupede si è ripreso in pieno.
Peccato che, nel frattempo, si sia ammalato il suo padrone: un mal di denti tanto incoercibile da richiedere un intervento immediato del dentista. In giornata lavorativa, tra l’altro: per schiodare Jurassico dal reparto, ultimamente, ci vuole giusto un dolore incontrollabile. Per il resto, potrei dire che vive in ospedale.
Dopo una notte insonne, difatti, l’eroico dottore aveva provato a presentarsi in corsia nonostante fosse in preda alla sofferenza. Lavato, vestito e sbarbato, era in piedi alle sei del mattino: la sottoscritta, viceversa, era ancora in stato confusionale.
“Tanto non riesco a dormire!” Era stata l’asciutta spiegazione rifilata alla qui presente, che, faticando anche ad alzare la testa dal cuscino, si chiedeva dove diavolo andasse quell’individuo a quell’ora antelucana.
Alle nove, mi arriva sul cellulare una telefonata disperata: devo correre ai recuperi del relitto umano. E subito: il trigemino è ormai fuori controllo. Nel frattempo, c’è da trovare il dentista, anticipando l’appuntamento di sei ore, catturare Corradino, rinchiuderlo nel trasportino, caricarlo in auto e guidare al posto del marito, ridotto ormai a uno stadio larvale. Se Jurassico molla il volante dello squalo la situazione è di autentica emergenza, credetemi.
Memorabile la mia uscita di casa di gran carriera, al grido di: “Ragazzi, fuggo! Devo portare Corradino dal dentista e papà dal veterinario!”
I miei figli ancora ridono. Decisamente non la prendo troppo bene, quando qualcuno dei miei si ammala…
Comunque sia, dopo un corretto smistamento dei pazienti nei rispettivi ambulatori, registriamo una ripresa della normalità. Per il felino, almeno: Corradino è stato avvistato saltare come una cavalletta, impegnato in una inesausta campagna di caccia alla mosca. Jurassico, viceversa, dovrà sottoporsi a svariate altre sedute sotto i ferri del collega, ma almeno stanotte ha dormito.
Lui, ha dormito. Io no, invece.
Stremato dalle quarantotto ore di veglia imposte dagli eventi, stanotte il nostro eroe ha recuperato il sonno perduto. Peccato l’abbia fatto così saporitamente (e rumorosamente) da tenere sveglia me fino alle quattro del mattino. Avessi dormito con un biplano al fianco sarebbe stata una notte più tranquilla. Timorosa di svegliarlo, uscendo di soppiatto dal talamo coniugale alla ricerca di un letto più silenzioso, ho resistito stoicamente accanto a lui, nonostante il frastuono disumano che produceva.
A nulla sono valsi i numerosi tentativi di farlo smettere: richiami di vario genere, qualche leggera carezza sul viso e sulla testa, un paio di pedate più spazientite che leggere. Niente. L’unico risultato ottenuto è stata qualche giravolta su se stesso, con conseguente modifica nel tono e nel timbro della ronfata. Sull’intensità, esito zero.
Vi lascio immaginare con che faccia da zombi sto battendo questo post. Stanotte lo mando a dormire in camper, però: anche l’amore ha un limite. E stavolta l'amato l'ha ampiamente superato.




Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!