Un San Valentino de fuego


Ebbene sì. Ce l’eravamo preparati con tutto l’impegno: partenza nel pomeriggio verso Firenze, arrivo in serata, cenetta a due nella nostra trattoria preferita. Un programmino romantico il giusto, senza eccessi: Jurassico è impegnato in un congresso, non lo posso sfruttare troppo. Però un pochino, almeno…
Sfidando il freddo (è la prima volta che vediamo la neve lungo il tratto appenninico dell’autostrada), gli attacchi virali (il gaglioffo ha l’influenza intestinale da lunedì: lo tengo a casa da scuola, sperando che arrivi vivo a giovedi. Giorno del prox compito di matematica, per la cronaca) e svariati contrattempi, approdiamo sul suolo toscano senza danni.
Vestiti come due esploratori al Polo, raggiungiamo la nostra meta, accolti da un calore confortante e da un’offerta culinaria irresistibile.
Segue una cena piacevolissima, durante la quale mi abbandono a comportamenti adolescenziali: arrivo al punto di inviare un sms d’amore all’individuo che mi siede di fronte, il quale, invece che mandarmi dove merito, mi risponde a tono. Quest’uomo mi ama sul serio, è deciso: chiunque altro avrebbe richiesto un TSO.
Tra una mia intemperanza e l’altra, ci scambiamo frequenti sorrisi e ammiccamenti con la famiglia francese del tavolo accanto al nostro: fino ad arrivare a un’ovazione con caloroso ringraziamento, quando Jurassico dà una dimostrazione di come si divorano i cantucci col vin santo. Intinti nel vino.
I nostri quattro vicini esclamano, entusiasti, “Merci!!!” e si lanciano a tuffo (è il caso di dirlo) nella nuova esperienza.
Verso le dieci e mezzo, acchiappiamo al volo l’autobus e raggiungiamo il nostro amato camper, per lanciarci a letto di volata: dove ci addormentiamo quasi istantaneamente. Jurassico ha avuto una giornata a dir poco pesante, mentre la sottoscritta, surgelata come un Findus, ha optato per la sua mise antiuomo: pigiamone in felpa, di colore rosa baby, con vezzoso coniglietto che occhieggia a sinistra. Abbottonatura antiintrusione sul davanti, coulisse sul punto vita, con un effetto bombato che manco l’omino Michelin. Più che una donna, un uovo di Pasqua: ma l’amore mio è così stanco da non rendersene neppure conto. Appena toccato il cuscino, quello prende a ronfare come un motore diesel.
Dopo poco perdo i sensi anch’io, e ci abbandoniamo tra le braccia di Morfeo, intenzionati a non separarcene  prima delle otto del mattino.
Alle due, il cellulare di Giuseppe inizia a strepitare: è la suocera, che gli chiede di accorrere al capezzale di suo padre. Malessere di incerta natura, che però ha il potere di terrorizzarli.  
Considerata la distanza, il nostro è costretto a declinare l’invito, provvedendo invece a coordinare i soccorsi dal cellulare: allerta al PS, avviso ai colleghi, mentre il cognato s’incarica del trasporto del malato fino al nosocomio.
Seguono due ore di fitti contatti con i medici di guardia, i quali escludono patologie molto gravi, ma si riservano di compiere analisi più approfondite il giorno a seguire. Il nonno rimane sequestrato in ospedale, mentre la nonna rimane a casa, sola, a soffrire.  
E come inizio non c’è male…
Dopo la tempesta di emozioni, ci riaddormentiamo. Non si sa perché, alle sei si rianima la sveglia connessa al termometro del frigo, e inizia un concerto in grado di svegliare i morti: ergo, sveglia persino noi due. Jurassico si alza, la tacita con un’imprecazione, e torna a letto.
Ci riproviamo, a metterci a dormire: ma dopo meno di un’ora è il telefono di mio marito che si mette a fischiettare. Quando gli arriva un messaggio, il suo cellulare fischia: la prima volta che l’ho sentito, credevo ci fossero degli operai in strada, e che fosse passata una bella donna. Roba che se glielo fa in reparto, qualche signora si offende.
“Ma almeno quando siamo in camper non potresti escludere ‘sto trillo? Posso dormire almeno un po’???”
“Mhm, sì, adesso lo disattivo…”
Inutile. Ormai il sonno se n’è andato. Intanto sono arrivate le sette del mattino e non ci rimane che fare colazione, allertando dopo poco l’informatico, che s’incarichi del trasporto nonni: la nonna dal nonno, intanto, fino a nuovo ordine. E di entrambi i nonni verso casa, in caso di rilascio del paziente.
Per ora, siamo in attesa di accertamenti: il nonno non è in forma smagliante, ma non sembra nulla di irreparabile. E ora che la sua amata gli è accanto, le condizioni per una pronta guarigione ci sono tutte: è proprio vero. L’amore non ha età. E non siamo Jurassico ed io ad esserne la prova più lampante, ve lo garantisco.
Non appena avrò notizie fresche, vi informerò. Per ora, passo e chiudo.



Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!