Appannata (?)

Lo so, lo so: vi deludo.
Quando una ha la fortuna di nascere con una dose maggiorata di senso dell’umorismo, ci si aspetta da lei che riesca a ridere di tutto, non si prenda troppo sul serio e non si faccia abbattere nemmeno dalle cannonate.
E invece, sono giorni e giorni che vi ammorbo con le mie paturnie: vergogna!
Sapete quel che mi ha fregata? L’illusione di aver fatto il più. La falsa convinzione di aver risolto la maggior parte delle rogne che hanno funestato la mia esistenza e di potermi finalmente godere un po’ di meritato riposo.
Giusto sull’orlo della menopausa, col capello che incanutisce sotto la colata bionda e le energie in riserva, mi sono trovata di fronte a una montagna talmente alta da non sapere nemmeno da che parte iniziare a scalare. La tentazione di sedersi per terra, aspettando una soluzione esterna  (un miracolo, oppure un elicottero: basta che venga dall’alto) è molto forte: perché dalla sottoscritta, ormai, rischiano di emergere solo lacrime. Materiale umido, salato e completamente inutile.
Solo che, se davvero esiste un deus ex machina deputato alla soluzione dei grovigli dei problemi umani, pare costui non abbia idea di dove sto di casa io. I problemi ci sono, e da soli non si risolvono. Purtroppo per me.
Stabilito che, senza la collaborazione dei soggetti coinvolti direttamente nella faccenda, non posso combinare nulla, rimaneva da definire se costoro intendessero muoversi nella direzione giusta.
Ieri ho chiarito proprio questo, grazie al colloquio con la prof di matematica. 
Una di quelle situazioni nelle quali ho l’impressione di aver puntato tutta la mia vita su di un tavolo verde, ma di aver sbagliato il mio gioco. Il desiderio di rovesciarlo, quel tavolo, è sempre più intenso: e l’impressione di essere una perdente pure.
In un simile stato d’animo, mi sono trovata catapultata in piena ricreazione: accidenti a me e alla mia fissa di arrivare sempre prima agli appuntamenti. Un’umanità variegata, composta di ragazzi di tutte le taglie e di svariati colori, sciamava in ogni angolo. Erano stupendi, detto fra noi.
Fanciulle sottili mi fluttuavano davanti, brandendo panini di dimensioni inquietanti; come faranno ad essere tanto magre pur calandosi merende del genere, dico io… Due di loro esibivano un paio di pantaloni mimetici per una: parevano due marines in licenza. A metà ricreazione, si sono abbracciate come se stessero per andare al di là delle linee nemiche. Forse le attendeva un compito in classe.
Ragazzetti minuscoli giravano affiancati a veri e propri giganti, impegnati in conversazioni esilaranti, a giudicare dalle risate che li squassavano. Fra i suddetti giganti, si collocava anche il mio rampollo: il quale mi ha concesso un rapido saluto, per poi farmi cenno di dileguarmi all’istante. L’uomo è il boss: ha il controllo del territorio; non può certo farsi vedere che si scambia smancerie con mammina.
“Ragazzi, è venuta a parlare con la prof di mate. Sono morto!”
Ecco, appunto: mica solo tu, ragazzo…  ho pensato io.
Poi, sono stata ammessa alla presenza della docente: la quale, incredibilmente, mi ha sorriso.
“Allora, vediamo: cominciamo dalle notizie positive…”
Per poco non svengo, dal sollievo che ho provato.
In sintesi estrema, il ragazzo non è più dato per perso. Anche durante le ore di matematica ha cambiato atteggiamento: sta attento, prende appunti, risponde a tono e fa tutti i compiti.
Deve fare un immenso lavoro: più che delle lacune, questo ha dei crateri di base. Ci vuole un tutor che lo affianchi in tutte le materie per dargli un metodo di studio adeguato alla scuola che ha scelto (ed ecco che entra in campo Mpc…) e deve fare ore e ore di esercizio ogni giorno.
Però ce la può fare. Se s’impegna come sta già facendo anche per i prossimi mesi, potrebbe persino cavarsela.
Ragazzi, sono uscita di lì più leggera di sei quintali.
La montagna è sempre altissima, la sua scalata faticosa almeno quanto ardita:  ma è fattibile. E allora, per quanto mi riguarda, ci possiamo provare.
Il giovane è collaborativo e si dà da fare almeno da una settimana. E i risultati già si vedono.
Coraggio, dunque: chi la dura la vince, dicono. Io mi auguro che abbiano ragione: ergo, sono di nuovo sulla breccia. Quanto al mio meritato riposo, è rinviato a data da destinarsi. Tanto per cambiare.

Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!