Sbecotando

Svegli di buon ora, Jurassico & Mpc  partono alla volta di Combai, in compagnia di una coppia di cari amici.  La nostra meta è un ridente paesino collocato in posizione strategica, nelle colline di Valdobbiadene: zona famosa per la produzione vinicola. Manco a dirlo, è una manifestazione legata al Verdisio, squisito nettare autoctono, quella cui ci accingiamo a partecipare: Sbecotando. Un nome, una garanzia: una lunga passeggiata fra vigneti e case di campagna, assaggiando i prodotti locali, innaffiati come si deve. Roba per astemi, insomma.
Alla partenza, ci vengono consegnati un bicchiere, racchiuso in una tasca da appendersi al collo, e la sbecotando card: bonus per la consegna di vino e cibarie, a scelta, da raccogliere lungo il percorso, alle varie stazioni all’uopo predisposte.
Dopo pochi minuti, il nostro gruppo si rimpingua, grazie all’aggiunta di amici e parenti raccolti in loco dai nostri accompagnatori: uniamo le forze – e le card… - accingendoci all’impresa.
Meno di mezz’ora di cammino, ed ecco il primo fuoriprogramma: un’energica signora, alla guida di una Panda d’antan, improvvisa un’inversione di marcia fra i vigneti, finendo con le ruote di destra su un montarozzo. L’auto s’inclina pericolosamente dall’altro lato, minacciando di capottarsi: la signora tenta una manovra di sgabbio, ma sbaglia clamorosamente la sterzata, aggravando la situazione. Jurassico, in modalità codice rosso, si mette a gridare: “Ferma lì, signora! Ferma che si capotta!!!” mentre corre a salvarla. La signora scende dall'auto, ma lui la fa risalire alla guida: controsterza al suo posto, ci arruola tutti per spingerla, mentre lui, rischiando di finire ridotto a un hamburger, resta al suo fianco, aiutandola a manovrare come si deve. Un’energica spinta corale, e l’auto si raddrizza, rimettendosi in carreggiata.
La signora, una degli organizzatori della manifestazione, ci ringrazia con un gesto e torna ai suoi impegni, scomparendo in una nuvola di polvere.
Un po’ scossi, riprendiamo il cammino: per giungere alla prima sosta. Colazione.
C’è da scegliere: chi opta per il dolce, chi per il salato. Noi due, da bravi montanari, andiamo di pane, formaggio e soppressa: niente male, per essere le nove e mezzo del mattino. Jurassico si procaccia un’intera bottiglia di vino: iniziativa apprezzata dall’intero gruppo. Dieci minuti dopo, il vuoto andrà smaltito: per fortuna, la compagnia era abbastanza numerosa da non essere già tutti in stato di ebbrezza. Sarebbe stato troppo persino per me.
La passeggiata continua, in mezzo a boschi di castagni, vigne e casali: arriva così l’ora di pranzo. Immensi spiedi ruotano su se stessi, spandendo attorno un profumo indescrivibile: dopo ore di cammino, la fame bussa. Di nuovo.
Lunghi tavoli, protetti da enormi ombrelloni, accolgono folle di allegri gitanti, che si rimpinzano, levando spesso i calici: va da sé che anche noi facciamo la nostra parte. Nel bel mezzo delle libagioni, si scatena l’inferno: l’elicotterista storico, quello che da vent’anni sparge il vederame sui vigneti, finge di essere in Somalia. Black Hawk down: si cala – come un falco, appunto -  sulle nostre teste, provocando un ventaccio infernale. Un ragazzino fugge, i biondi boccoli tutti dritti in testa, mentre uno degli ombrelloni prede letteralmente il volo, per planare poi di lato, per fortuna senza danneggiare nulla e nessuno.  
Un tranquillo week-end di paura.
Dopo esserci ricomposti e ripresi, ce lo presentano, il colpevole del misfatto: è così simpatico che quasi quasi gli perdoneresti persino di averti falciato la testa.
Alle tre e mezzo circa, ultima stazione di questa magnifica via crucis: dolci e caffè. Chiedo se lo fanno macchiato: "Sì" mi risponde il marito "Con latte di suocera, forse". Scema: in un posto come questo, il latte è proibito. Si va solo a grappa. Almeno quella me la risparmio, scegliendo invece una panchetta sulla quale sdraiarmi a prendere un po’ di sole. Lady Nosferatu, per una volta, si espone ai raggi: chissà che perda un po’ del mio pallore mortale.
Finite le fette di torta, asciugati anche i bicchierini di grappa, ci accomiatiamo e torniamo alla base. Giusto per chiudere in gloria la nostra giornata da astemi, stappiamo un Rotari. Il bicchiere della staffa: poteva mancare?
Salutati gli amici, convochiamo i nostri figli maggiori per un dettagliato resoconto: udita la natura della manifestazione cui abbiamo aderito, i ragazzi si prenotano per l’anno venturo. Saranno dei nostri anche loro.
Ehhh, già. Non contenti di dare il cattivo esempio ai nostri figli, ce li trasciniamo dietro a bere e gozzovigliare: siamo degli educatori di primordine. E’ indubbio.  

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