Malvivente per caso

Eccomi dunque in sella alla mia bici seria, per la prima volta dopo un semestre: scelgo un percorso agreste, dove incontro due gatti, belli, una moto, troppo rombante, e un’auto sgangherata: per il resto, prati, alberi e cielo. Una meraviglia.
Dopo un’ora e un quarto di paradiso, atterro al tennis club. Qui trovo il gaglioffo, il quale mi strappa il permesso per comprarsi del cibo, ancor prima che trovi una collocazione per il mio lato B, piuttosto provato. Devo trovare un nuovo paio di mutande corazzate: quelle che uso sono finite, è palese.
Commetto l’errore di non specificare a quale tipo di alimento la belva ha diritto, così quello si compra patatine e cocacola: va da sé che quando, dieci minuti dopo, mi verrà a implorare per un panino, sarà rimandato alla pastasciutta che lo attende a casa.
“Ma ho fame!”
“Potevi pensarci prima.”
“Sì, ma le patatine sono buone…”
“Già. Hanno anche milioni di calorie: escludo che morirai, nella prossima ora e mezzo.”
Dopo questa presa di posizione decisa, decido di leggermi un po’ il giornale, mentre il marito sgambetta in campo, impegnato in un doppio: noto la sua borsa, accanto a Matteo, e la apro. Rovistandoci dentro, trovo un asciugamano del bagno – ma questo perché si porta ‘sta roba, al tennis, ragiono – due bottigliette riciclate – ecco dove finisce la mia acqua minerale gasata… -  ma del giornale promessomi, non v’è traccia alcuna.
“Scusi, signora… Quella borsa è mia!” esclama una voce. Alzo il naso, e mi trovo di fronte un giovanotto mai visto: il proprietario della borsa che sto tanto accuratamente ispezionando.
Sbianco, sprofondandomi in scuse, strabiliata perché costui non solo ha una borsa uguale a quella jurassica, ma ci mette anche dentro le stesse cose: persino l’acqua è dello stesso marchio della nostra!  Tanto sembra strano anche a lui, da prendere a perquisire la borsa a sua volta: quando arriva alle racchette, decide “Sì, è la mia!”
Mentre la sottoscritta vorrebbe sprofondare, il giovane – maestro di sci acrobatico, free style e snowboard, oltre che tennista iscritto al torneo: un tipo sportivo -  la prende, appunto, sportivamente: e mi narra di essere incorso in un incidente simile, qualche tempo fa. Con la differenza che lui è arrivato fino al portafoglio: quando ha realizzato di aver in mano quello di un altro, ha seriamente temuto di prendersi un cazzotto in faccia. Il rischio di passare per ladro non era remoto, in effetti…
Dopo questa figura da cioccolatino, vado a procacciarmi dell’acqua per il ritorno: il custode, ultrasettantenne mio grande estimatore, mi riserva un’accoglienza trionfale. Dopo uno scambio di battute con un amico, incasso un: “Quant'è simpatica, questa signora!”, sempre da parte del mio accanito fan, e mi accingo a ripartire.
Vado a salutare mio figlio e, naturalmente, la vittima del mio tentativo di effrazione: “Ciao!” mi fa costui “E’ stato un vero piacere conoscerti!!!”
Sembra sincero, mentre lo dice: il ragazzo ha una buona dose di sense of humor, per mia fortuna. Sono assai tentata di rispondergli che per me, viceversa,  è stato un piacere farmi RIconoscere, ancora una volta. Sono un disastro, è deciso.
Accompagnata da un imbarazzo mortale, che mi seguirà per mezza giornata, raggiungo il mio mezzo di trasporto, per tornare alla base: dove la mia avventura col maestro di sci mi guadagnerà il dileggio dell’intera famiglia.  
Al calar del sole, Jurassico mi coinvolge in una lunga passeggiata: sono una donna molto allenata, non c’è che dire. Non mi fermo mai.
In un giardino, noto sette bambini che giocano: la cosa mi provoca un flash, rimandandomi indietro di una dozzina d’anni, a certe domeniche tutti assieme, con i piccoli sull’altalena, le nipoti a ballare la macarena, incorniciate dalla porta a vetri, ed Elastigirl a cantare come un usignolo, sotto le fronde della magnolia.
Quasi quasi mi sale la lacrima…
Ogni tanto rimango vittima di questi attacchi di romantica nostalgia, durante i quali mi crogiolo nei ricordi: ancora in preda a tale sensazione, mi siedo sul divano, accendendo il televisore, sperando in qualcosa di decente da vedere. Incappo in una ragazza poco vestita: il gaglioffo, piombato al mio fianco senza preavviso, si blocca, polarizzato dall’immagine comparsa sullo schermo. Dopo qualche secondo, riprende vita, rivolgendosi a me: “Sono gli ormoni, mamma, non ti preoccupare. La primavera, il risveglio della natura, il richiamo della vita… A me si concentra tutto lì!”
Ettepareva. Con questo in giro, gli stati d’animo romantici e malinconici hanno i secondi contati.

Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!