Una domenica bestiale

E' stato un errore. Entrare nel bagno colonizzato dalle belve è stato un imperdonabile errore. 
Stivati alla sommità dell'armadietto mi osservavano, sardonici, sei flaconi vuoti di schiuma da barba, ammonticchiati lì per imperscrutabili ragioni, mentre nei cassetti dello stesso giacevano, devastate, quattro confezioni di crema, squarciate per prelevarne sino all'ultima stilla del contenuto. Al loro fianco, quasi intonsi, un numero imprecisato di tubetti, flaconcini e blister di farmaci misti, tutti rigorosamente scaduti da secoli. La differenziata è un obbligo, a Casa per Caso; lo smaltimento dei rifiuti un po' meno. 
Insospettita da tali indizi, ho deciso di approfondire le indagini: e mi si è aperto un mondo. Alternativo. 
All'interno del box doccia, ho scoperto i cadaveri di due spugne, sopraffatte dall'attacco - vincente - di muffe multicolor, che ne avevano stravolto i caratteri fisici, rendendole più simili a un brodo primordiale, che a strumenti di pulizia. Manovrandole con precauzione - il potenziale batteriologico era notevole -  ho provveduto a inumarle nel pattume. 
Ho quindi rivolto la mia attenzione al portasapone, dove i rifiuti riciclabili erano distribuiti equamente sui due piani disponibili, ricoperti da un decoro melange, di muffa e calcare. C'è voluta la brusca, per restituire una dignità anche a quello. 
Eliminati i vuoti a perdere, ripristinate le scorte - azzerate, come da manuale - di saponi e detergenti vari, cambiati gli asciugamani e sostituiti gli spazzolini, mi sono guardata in viso. 
La vestaglia in acrilico, il rimmel colato sotto gli occhi, a formare un alone violaceo - la sera precedente l'operazione strucco era stata un po' frettolosa - i capelli in rivolta: un monumento alla sciatteria. 
Prima che si alzasse qualcuno, e soprattutto del ritorno di Jurassico dalla partita di tennis, ho provveduto alle necessarie operazioni di restauro. Se qualcuno mi avesse visto in quelle condizioni, avrebbe chiamato l'esorcista.

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