Si fa presto a dire Natale

Una settimana in tutto. Per sette giorni la Stamberga è tornata a ribollire, con un andirivieni continuo di gioventù, disordinata, chiassosa, piena di risate, battute e sfottò.
Le camere incasinata, il frigo stracolmo, il forno sempre in funzione e la lavatrice in overbooking.
Amore fa rima con rumore, a Casa per Caso, si misura in calorie (assunte e dispensate) ed è tanto più intenso quanto meno ti prendi sul serio.
Sono tornata a inciampare nelle loro scarpe, a riempire il carrello del super come prima di una carestia, e a non starci più dietro, con la raccolta rifiuti.
Giorni densi e intensi, giorni di gioia e condivisione, giorni di festa dentro e fuori di noi.
Fantastici, questi giorni, ma troppo pochi. Abbiamo lasciato il filosofo in aeroporto, e stiamo tornando.
Ora, riordinerò la sua stanza, trovando chissà quanto casino. Rifarò il letto, spegnerò il termo, abbasserò la persiana e cercherò di non pensare. Perché se ci penso, che prima di un anno non lo rivedrò di sicuro, mi guasto le feste rimaste.
Cercherò di godermi gli ultimi giorni con i figli avanzati, rinchiusi nelle loro camere a studiare come dei matti. Li vedrò poco, ma li rimpinzerò molto.
Quando consegni i tuoi figli al mondo, si vede subito di che pasta sei fatto. E la sottoscritta, italica mater in tutto e per tutto, è fatta di pasta frolla. In vari sensi.

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