I padroni del mondo

Li inquadri subito. Basta vedere come parcheggiano l'auto. Di solito un SUV, perché è imponente, appariscente e dichiara dinero.  
Il soggetto finito sotto la mia lente piazza il suo ipertrofico mezzo di locomozione contromano, preciso di fronte all'ingresso ma in mezzo alla strada, scende con aria baldanzosa ed entra negli uffici con falcata arrogante. 
Un signore, già al bancone, lo riconosce all'istante, accogliendolo con uno scherzoso: "Ecco qua! E paron de Casteo..."
L'altro acquisisce un'espressione tra la bonomia affettata e le spocchia malcelata, schermendosi con un regale (?) sorriso. Indi, si semisdraia sul bancone e prende a fare il piacione con la biondina poco più che adolescente del front desk. 
Da notare che il nostro i cinquanta non li aspetta più. Patetico... 
Con il mio fascio di documenti sottobraccio, sgabbio velocemente, diretta dal mio consulente preferito. Se resto qui un minuto di più, il fastidio che provo nel dover dividere la stanza con un odioso spaccamontagne simile diventerà nettamente percepibile. E non sarebbe il caso, nemmeno un po'. 
L'empatia. Che fregatura, qualche volta! 

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