Essere o non essere per sempre fedeli alla carta...

... questo è il dilemma.
Se sia più nobile d'animo insistere a invadere la nostra casa con tonnellate di carta, o prender l'arme contro un mare di polvere e disperderlo grazie ai libri elettronici. 
Morire, circondati da torri di libri, dormire, col profumo di pagine nuove a cullarci, forse sognare. Sognare una carta tangibile ma priva di peso, fiutabile ma scevra d'ingombro, godibile senza abbattere intere foreste...

Scherzi a parte, gente, ormai il problema di libri era diventato un dramma, a Casa per Caso. Centinaia di libri sparsi in otto librerie differenti, e ancora lo spazio era poco. Quintalate di carta stampata trasportate su gomma, ogni volta che partivo per le vacanze: Jurassico faticava a tenere il camper in strada, a causa del numero sempre crescente di tomi che viaggiava con me. 
L'anno scorso mi sono piegata, e l'ho comprato, il famigerato lettore di carta virtuale. Il che non mi ha affrancato del tutto da quella reale, ma ha arginato in modo importante l'invasione degli ultracorpi.
Ci si abitua a tutto, anche al libro che non c'è: tuttavia, il problema della postura era diventato un tormento. Piccoletto com'è, il lettore ti tiene tutta accartocciata, col rischio di trovarti il collo da tartaruga in sei mesi, oppure ti tocca tenere il braccio sollevato, posizione con crampo incorporato. 
Ieri ho deciso: ne avevo abbastanza. E mi sono costruita il sostegno ideale. 
Leggero, maneggevole, realizzato in carta e polistirolo espanso, l'e-reader shell by Mpc ha reso l'esperienza della lettura virtuale un autentico piacere. 
Che dite, lo brevetto? 





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