Bollettino dal fronte

Aggiornamenti dalla trincea: con Matteo, a quanto pare, abbiamo trovato una soluzione. Nell’istituto da noi scelto, c’è un indirizzo di studi che può fare al caso suo. C’è qualche posto disponibile, l’uomo sembra interessato sul serio, Jurassico ha sentenziato “Questa è la scuola giusta!” e, dulcis in fundo, la dirigenza mi ha addirittura scritto personalmente, mettendosi a disposizione per informazioni e chiarimenti.
Dopo l’atteggiamento subìto in altre sedi scolastiche (e qui stendiamo un velo pietoso), e non solo nei confronti di quello scioperato del gaglioffo, mi pare di essere sbarcata direttamente in Paradiso.
Ora mi fiondo in sede: sentirò per benino il da farsi, formalizzerò l’iscrizione, fisserò colloqui e prenderò appuntamento con ogni possibile figura in grado di aiutarmi a tirar fuori il buono che, ben nascosto, si cela in mio figlio. Almeno spero.
Mi sento come uno che, dopo aver sbattuto la testa al muro un numero esagerato di volte, vede improvvisamente un portone aprirsi di fronte a lui. Il mio sospiro di sollievo ha fatto tremare i muri della Stamberga, mentre il gaglioffo ha reagito con interessante positività agli ultimi accadimenti.
Che stia maturando, suo malgrado…? Lo scopriremo nel prossimo futuro.

Intanto, sul fronte sanitario la sottoscritta è stata messa di nuovo sotto cortisone (pare che il mio orecchio si ribelli all’idea di sistemarsi), mentre alla nonna sono necessarie un paio di iniezioni sottocute al giorno.
Ora, se vi si offrisse l’occasione di trafiggere vostra suocera, non la cogliereste al balzo?
Ebbene, io l’ho fatto.
Poiché, però, non sono tipo da lasciar nulla al caso, sono andata in reparto dal marito, chiedendogli di farmi uno stage: “Come bucare vostra suocera e perché”.
Manco a dirlo, il vile ha passato la mano: due nanosecondi dopo ero affidata alle cure degli Angeli del Jurassico.
Un’elettroencefalografista e due infermiere mi hanno scortata in un privè, dove sono custoditi gli strumenti per l’addestramento dei pazienti. Quando devono insegnare a un soggetto come farsi le sottocute nella pancia, gli mettono in mano una siringa, un cuscinetto e gli spiegano come infilzarlo.
Ci ho provato pure io: il colpo che ho mollato al cuscino, se riprodotto in vivo, secondo me avrebbe fatto il morto. Ergo, ho deciso per fare un po’ di allenamento a casa: con una siringa da intramuscolo, una mela e successivamente un limone, mi sono data da fare a bucherellare frutta per mezzo pomeriggio. Così, ho imparato a calibrare il colpo, alleggerendo progressivamente la mano. Dopotutto, mia suocera è una donna dolcissima: non ha la scorza. Né in senso reale, né figurato.
Ultimo atto, la prova in vivo: afferrata una siringa da vaccino che mi girava per casa, mi sono data all’autolesionismo, bucandomi la pancia me. Così ho provato sulla mia pelle – letteralmente – se avessi la mano pesante. 
Sentito niente: ero pronta.
Al calar del sole, Jurassico ha fatto rientro alla tana: da dove l’ho snidato, costringendolo ad accompagnarmi da sua madre. Volevo fosse presente, la prima volta che compivo un atto cruento su di lei (sì, atto cruento: le iniezioni ne fanno parte, perché prevedono spargimento di sangue. E noi farmacisti non siamo né addestrati, né autorizzati a compierne sui nostri clienti. Questo per chi si meravigliasse che una dottoressa non abbia mai fatto una puntura in vita sua).
E’ andato tutto bene: non le ho fatto male, zero ematoma, nessun trauma.
Per fortuna: da stamattina, sono in grado di fare tutto da me, senza angeli custodi vicino. E questo perché, con ogni evidenza, mia suocera ne ha uno grande come una casa, a vegliare su di lei. Speriamo continui a fare bene il suo mestiere, va’!







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