Mi sto perdendo

La mia distrazione ha ormai superato il livello di guardia.
Ieri pomeriggio ho spedito la Miss a far la spesa, dimenticando che il mercoledì  il negozio vicino a casa rimane chiuso. All’Iper, dove sono corsa per metterci una pezza, ci ho messo un’ora a comprare venti euro di cibarie: tra soldi dimenticati in auto, pane lasciato sugli scaffali del negozio e latte scordato del tutto, ho fatto due volte la spola tra macchina e casse, senza nemmeno portare a casa tutto ciò che mi serviva.
Come se ciò non bastasse, ho deciso di provare una nuova ricetta col pesce spada: lasciandolo però mezzo crudo. Jurassico, già di malumore di suo, mi arriccia il naso con aria critica: ora, se mio marito reagisce male, significa che ho servito uno schifo davvero. Di solito, mangia senza obiezioni persino i sassi.
Presa dalla frenesia (il poveraccio è digiuno da dodici ore circa), mi affretto a rimettere il pesce sul fuoco.
Ed ecco che il mio malcapitato consorte si vede piazzare davanti al naso una padella, mentre il suo piatto, appoggiato sulla fiamma del gas, cede di schianto, dividendosi in due.
Morto senza un gemito.
Per fortuna, la cena almeno è al sicuro, nella padella appoggiata sul tavolo.
L’intera famiglia si interroga ancora sul mio stato di salute mentale: e non credo che le diagnosi emesse siano a me favorevoli.
Ho decisamente bisogno di riposo, soprattutto mentale: considerata la situazione scolastica del gaglioffo, tuttavia, dubito che riuscirò a staccare sul serio.
Per il nostro si è aperta la stagione dei lavori forzati: ogni mattina si fa tre ore di lavoro pesante, con pulizie a fondo di ambienti completamente trascurati da secoli (abbiamo iniziato con la sua camera, un vero stallatico. Poi si continuerà con il garage e il solaio). Un lavoro che gli viene regolarmente retribuito, con il non trascurabile particolare che i proventi sono prontamente sequestrati, per coprire le spese di iscrizione alla scuola.
I soldi che sprecheremo per la sua pigrizia se li suderà uno per uno: nel senso fisico del termine.
A giudicare da come è ridotto dopo tre ore di pulizie, credo l’anno prossimo ci penserà due volte, prima di risparmiare fatica sui libri. Se a sedici anni vorrà rimanere l’illetterato che è, finendo i suoi giorni a svolgere funzioni di bassa manovalanza, padronissimo. Però voglio che ci arrivi con la consapevolezza di ciò che lo attende.
Potessi mandarlo a mischiare malta nel cantiere qui di fronte, giuro che lo farei. ‘Sta faccenda che sotto i sedici anni non possano lavorare è proprio una disgrazia: un’estate in cantiere li farebbe crescere un po’, tutti questi ragazzini. Se è vero che di una classe di ventisette persone ne saranno falcidiati dieci, e più di una dozzina finiranno a settembre, la maturità difetta alquanto nella nostra meglio gioventù. Sarò cattiva, ma un po’ di sana fatica fisica credo farebbe bene a tutti loro.

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