Madri problematiche

L’assenza del gaglioffo da scuola sta mettendo in difficoltà sia lui che i compagni di classe. Sentono così tanto la sua mancanza da spingersi, a fine lezione, fino a casa nostra, per poterlo vedere.
L’interessato è però posto sotto sequestro: con trentotto di febbre anche ieri, non è il caso di uscire di casa a far amabile conversazione sui cancelli. Concetto, questo, sottolineato dal fratello maggiore, con le consuete modalità urbane, tipiche di Casa per Caso.
“E allora?” vocia al cellulare uno del gruppuscolo, aggrappato ai cancelli “Preferisci essere pestato a sangue da tuo fratello o ridotto in poltiglia da noi, appena torni a scuola?!”
La sottoscritta osserva l’intera scena dall’alto, appostata alla finestra del bagno dei ragazzi.
“Ok, da chi comincio con le frustate? Dall’appestato qui dentro oppure da voi tre, ragazzi?”
La mia voce spaventa il bulletto, che cambia subito tono al telefono, tra le risate degli altri. Seguono un breve saluto, sempre via cavo, e una fuga scomposta.
“Ma che gli è preso, a questi? Perché sono scappati…?”
“Li ho messi in fuga io. Li ho minacciati di prenderli a frustate.”
“Mamma, non è possibile… Tu mi distruggi la vita sociale! Non puoi promettere frustate ai miei amici!”
Passano una paio di giorni, e uno del gruppo torna alla carica. Stavolta il gaglioffo, illudendosi di essere guarito, esce all’aperto, fermandosi (sotto un tiepido sole, va detto…) per una brevissima chiacchierina attraverso i cancelli. Io, ufficialmente, sono fuori casa. Peccato sia nel frattempo rientrata, e mi sia accorta dell’ammutinamento. Senza una parola, afferro la frusta ed esco, con espressione altera, battendone leggermente il manico sul palmo della mano. Devo dare l’impressione di essere stata un ufficiale delle SS, in un’altra vita.
L’amico di Matti scoppia a ridere, inforcando la bici in tutta fretta, facendo per andarsene di volata: mio figlio, che non si era accorto di me, si volta, trovandosi di fronte l’arma vendicatrice.
“Mamma!!! Ora basta! Non sono più malato…”
“Questo è da definire. Fila dentro!”
Ubbidisce, ridendo almeno quanto il suo amico, dal quale si separa a malincuore, per poi esprimere con me tutto il suo disagio esistenziale: “Mamma, questa cosa deve finre. Tu non puoi continuare a minacciare con la frusta tutti i miei amici. Tu hai dei seri problemi!”
“…”
“Che poi la domanda che mi fanno tutti è PERCHE’ noi abbiamo una frusta?! Non è mica normale, conservare in casa un attrezzo del genere! TU NON SEI NORMALE, mamma, l’hai capito? NON SEI NORMALE!”
“Mai preteso di esserlo. In ogni caso, come l’hai spiegata ‘sta cosa agli amici?”
“Niente. Gli ho detto che abbiamo uno scantinato pieno di schiavi che lavorano per noi!”
Bene. Sarà maglio che mi prepari alla visita dell’ispettorato del lavoro, oltre a quella dei servizi sociali e degli operatori di Telefono Azzurro. Ormai i segreti della Stamberga sono svelati!

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