Seguire le istruzioni della voce guida...

Zietta Surgela ha deciso di trascorrere una lunga vacanza presso sua sorella: fra tutte e due non mettono assieme un paio di gambe sane, ma pare che, con l’aiuto di una vicina che viene a cucinare i pasti, se la stiano cavando benino. M’informerò presso mia cugina circa gli effetti collaterali di questa convivenza: quando chiedo informazioni alle due interessate, le sento piuttosto omertose. A sentire loro, tarallucci e vino da mane a sera: speriamo sia vero.
Comunque sia, se la vegliarda è andata, le sue rogne sono ancora tutte mie. Le questioni di carte, soprattutto: entro il venti del mese, devo registrare una modifica di un contratto di affitto intestato alla zia. Essendo a Trento l’ufficio competente, sono giorni che tento di reperire le informazioni necessarie circa i tributi da pagare: sarebbe orribile farsi una coda per nulla. Anche perché per farla mi devo macinare 300 km in una giornata.
Ergo, devo parlare con qualcuno all’Agenzia delle Entrate.
Ci avete mai provato?
Un’autentica odissea: il primo giorno mi reinviano al numero verde: qui seguo la voce guida, che mi porta sino ai confini dell’inferno, per decidere che, in mancanza di meglio, mi posso accontentare di un appuntamento telefonico per l’indomani. Il che è più facile a dirsi che a farsi.
La femmina virtuale con la quale sto intrattenendo questo lungo rapporto mi suggerisce, insinuante, di digitare il numero al quale voglio essere richiamata. Eseguo. La femmina, sempre insinuante, ripete il suggerimento. Digito le cifre, per sentirmi di nuovo prescrivere di ripetere l’operazione. Ormai la donna è diventata un disco rotto: il display del mio telefono è entrato in crisi, di fronte a questa fila ininterrotta di numeri. Quanto a me, non ne parliamo. Al nono tentativo, finalmente, la nostra mi informa allegramente che l’indomani sarò richiamata.
Esausta, ma piena di speranze, riaggancio.
Il giorno successivo presidio il telefono come un mastino, perché risulti libero nell’intervallo di tempo tra le 12,30 e le 14,30. Non vorrei che finisse come dal salumiere, che se non rispondi prontamente al richiamo “Cinquantasette! CINQUANTASETTEEEE!!!” ti tocca rifare la coda daccapo.
Trepida come se a dover chiamare fosse un moroso, attendo lo squillo, dedicandomi nervosamente alle mie numerose incombenze domestiche. Alle 12,57, squilla il telefono: rispondo, e odo una simpatica voce dall’altro capo del filo.
Umana e maschile. L’unica cosa che m’inquieta, l’accento: romano, senza dubbio alcuno. Io volevo parlare con l’ufficio di Trento.
Dopo alcuni minuti di amabile conversazione, scopro che il giovanotto, in mattinata, ha perso il portafogli, ma l’ha ritrovato; sta per staccare e rischia di perdere il treno, quindi ha poco tempo da dedicarmi. Non sa nemmeno che esista una città chiamata Mezzocorona, né che è in provincia di Trento: abitando a Roma, la cosa non mi sorprende.
“Ma vedi un po’…S’impara qualcosa di nuovo ogni giorno!”  filosofeggia il nostro, prima di informarmi che, ahinoi, non sa nulla delle cose che servono a me. Però mi può fissare un appuntamento, così da evitarmi la coda: dieci giorni dopo la scadenza del termine ultimo per l’operazione che devo eseguire.
Sto per avere un crollo emotivo.
“Va bene, andrò all’ufficio e mi metterò in fila…” esalo, esaurita.
“Bravissima, signora: si mette in fila, prende il numerino e attende il suo turno. Se arriva al mattino presto forse non aspetta nemmeno tanto!”
“Scusi, ma che senso ha che io stia qui a rompere le palle a lei all’ora di pranzo, per sentirmi dire che devo mettermi in fila???”
“Ahahah!!! Signora, in questo momento la sento molto più romana. Mi piace. Ha ragione, non c’è senso in tutto questo: lei deve parlare con l’ufficio competente. Solo che, poiché ci siamo noi, quelli non rispondono al telefono…”
“Sono in un cul di sacco, insomma. Domani ritento, chissà che sia più fortunata. Intanto, saluti a lei e buon appetito! E stia attento al portamonete, in treno...”
“Ihihih… Grazie! Arrivederci, signora.”
Bilancio: ho un nuovo amico a Roma, ma sono ancora al punto di partenza, a Trento.
Domani è un altro giorno, e si vedrà.


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