Confessioni di una blogger per caso

Per caso, sì: però almeno tento di non farlo a casaccio.
Austroungarica come sono, piglio sul serio anche la mia frequentazione della blogosfera: il che non manca di crearmi più di qualche attimo di panico.
Tanto per cominciare, il mio ipercriticismo a prescindere: quando si tratta di me stessa, sfioro l’autolesionismo. Quello che faccio non mi va mai bene: i miei piatti fanno sempre schifo, con quel vestito faccio pena, quel che scrivo è sempre candidato al cestino. Seguissi il mio istinto, sarei sempre sulla funzione delete: dallo specchio ai post, non sopravvivrei a me stessa.
Ergo, ogni volta che pubblico un post devo uscire di corsa dal mio profilo Blogger, senza rileggere il pezzo un’ultima volta: il che spiega i numerosi mostri che mi escono di tastiera, tra l’altro.  
Con un background emotivo del genere, il gettarmi in pasto al web ha il sapore di una sfida: giorno per giorno, vado a spiare le statistiche del mio profilo. Quando scoprirò che non mi si fila più nessuno, avrò la risposta che cercavo: e chiuderò il blog senza esitazioni.
Questo mio studio semimaniacale delle informazioni date dalla piattaforma, tuttavia, ha alcuni risvolti interessanti: dettagli nascosti, noti solo all’amministratore del sistema.
Oggi ho deciso di rivelarvene qualcuno.
Le nazioni da cui si generano i click, per esempio: superiamo la dozzina, nel complesso. Dagli Stati Uniti al Canada, dall’Europa alla Russia, con qualche occasionale incursione persino da Australia e Giappone (fedelissimi in gita di piacere, presumo), ormai le avventure di Casa per Caso sono note in un paio di continenti almeno. Una situazione fuori dalla norma, vissuta dai miei familiari con distratta filosofia: hanno una mamma (e una moglie) alquanto stramba. Si sono rassegnati.  
Tutti, tranne il gaglioffo; costui, infiltratosi alle mie spalle mentre amministravo il sito, quando ha letto Afghanistan ha fatto un salto: “Mamma, hai rapporti con Al Qaeda? Non è che ci vengono a mettere una bomba in casa???”
Quel ragazzo frequenta troppo i videogame di guerra, accidenti. Ha una fantasia perversa.  
Anche se sarei curiosa anch’io di sapere che ci fa un fan di Mpc in Medio Oriente, lo devo confessare…
Anzi, approfitto di questa occasione per (ri)mandare un messaggio ai miei lettori di oltreconfine: non vi posso dire quanto mi piacerebbe conoscervi, sapere chi siete e come mai siete arrivati fin laggiù. Da nipote di emigranti, è un tema che mi è particolarmente caro, quello degli Italiani all’estero.
Ma torniamo alle statistiche: le parole chiave per la ricerca, ad esempio.  Da quando è uscito il film “Scialla”, almeno un malcapitato a settimana finisce accidentalmente con l’inciampare sul mio blog. Digitando su Google cosa vuol dire scialla, uno mi trova fra i primi dieci risultati: non so cosa pagherei per vedere la faccia di quelli che ci arrivano così. Così come vorrei vedere la delusione dipinta sul viso dei meschini che vi sono stati indirizzati per aver cercato su Google coscia lunga e calze a rete. Quando l’ho raccontato a Jurassico si è fatto una risata, approvando: la lunghezza del mio femore è sempre stata una delle caratterisitche che apprezza maggiormente di me. Quello che mi chiedo è secondo quale dinamica deviata un utente in cerca di cosce lunghe possa essere proiettato nel blog di Mpc. Fossi in loro, presenterei ufficiale reclamo presso Page & Brin: quelli cercavano il brivido erotico, e hanno trovato me. Roba da bloccargli la produzione di testosterone per un mese, poveracci.  

Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!