Parenti serpenti

Wow, che commenti interessanti al post di ieri, ragazzi! Siete una miniera di riflessioni…
E anche uno spunto per il post di oggi, lo confesso.
Parenti serpenti, dunque: parliamone.
Scommetto che ognuno di voi potrebbe scrivere un romanzo, basandosi sulla sua esperienza personale: già, perché se è difficile capirsi con il prossimo in generale, quando questo è troppo prossimo diventa un’impresa da manuale. Di sopravvivenza: dobbiamo imparare a dribblare il pressing, rintuzzare gli attacchi, rinforzare le difese e, quando serve, a rinchiuderci in trincea. Con tanto di elmetto e fucile a baionetta.
Come niente, dallo sport si passa alla guerra: e succede anche alle persone pacifiche.
Che fare, dunque? Ci facciamo avvelenare la vita? Ci facciamo intossicare dalla cattiveria altrui?
E’ meglio crearsi una favola di felicità impassibile (e impossibile) oppure nutrire la mala pianta del rancore?
Prima o dopo, sono domande cui siamo costretti a rispondere: anche se sbatti i problemi fuori dalla porta, quelli ti rientrano dalla finestra. Ergo, una strategia va scelta: vai a sapere qual è la migliore, però.
Anche qui, la sottoscritta naviga a vista. Poiché clamorosamente miope, non è infrequente che si trovi spiaggiata, oppure in mezzo agli scogli: e se casco in mare, annaspo.
Insomma, non è che dia gran prova di me, come stratega dei rapporti umani: mi fido troppo. Sono un’ingenua, di base. E credo fortemente nella recuperabilità delle persone, per dirla col Don del gaglioffo. Peccato che certuni siano irrecuperabili, mannaggia!
Però una cosa sono riuscita a evitarla: l’intossicazione da rabbia repressa.
Gente, la rabbia non serve a niente: ti avvelena e basta. Crea una lente deformante, che ti fa leggere tutto quello che fanno gli altri in modo distorto, vedendo ovunque una negatività che spesso non esiste.
Con le persone cui sono affezionata, cerco sempre il chiarimento: parlandosi a viso aperto, i malintesi si chiariscono ed emergono i sentimenti autentici.
Il che non sempre corrisponde a una soluzione dei problemi, purtroppo: esiste anche l’ostinazione, a questo mondo. La gente che si arrocca, oppure quella che vive in funzione del proprio ombelico. Quelli con il portafoglio al posto del cuore e coloro che vivono in funzione dell’opinione altrui. Quelli che fanno della propria opinione un dogma, cercando d’imporla in casa degli altri, e quelli che si sentono delle vittime, sempre.  A prescindere.
Particolarmente perniciosa è la categoria degli espertissimi: specie delle situazioni che non hanno mai vissuto. Nessuno sa nuotare meglio di chi non è mai stato immerso nell’acqua fino al collo. Con moto ondoso in aumento, magari. Ecco: quelli sanno esattamente cosa fare, sempre. Beati loro.
Come sopravvivere, a gente così? Come si gestiscono le offese gratuite? Gli attacchi proditori e le accuse infondate?
Con la forza della verità, innanzi tutto.
Quella che ci vuole per scusarsi quando si ha torto, soprattutto: se sei uno che non ha alcuna difficoltà a chiedere scusa, quando sbaglia, è più facile essere ascoltato, quando sono gli altri a fare un torto a te.
Attenzione agli sport estremi: spaccare il capello in quattro è pratica perniciosa. Se dobbiamo indire una crociata, magari evitiamo di farlo per un chilo di zucchero mai restituito. O per una battuta infelice.
Diverso è quando le ingerenze altrui minacciano la tranquillità della nostra famiglia: una situazione facile da individuare, sgombrando preventivamente il campo dai micro conflitti inutili. Con l’appoggio dei nostri cari, è più facile sopportare anche le cattiverie gratuite: basta chiudersi in casa, nel silenzio, senza reagire. Così chi ci attacca fa una figura ancor peggiore: la mancata vendetta è la peggiore delle vendette, credetemi. La generosità dell’avversario fa impazzire il pusillanime.
E quando abbiamo l’amore della nostra famiglia, che c’importa dell’astio degli altri? Perché farci guastare la vita dal loro cattivo carattere? Perché permettere alle cattiverie di ferirci in profondità?
Corazza, ragazzi, corazza.
Apriamo le difese solo con chi merita la nostra fiducia: gli altri, vanno ignorati.
Ignorati col cuore, non con l’atteggiamento: quando inevitabili, rapporti formali impeccabili. Nessun coinvolgimento emotivo, però. Vi ritroverete immuni, sereni e felici.
Quando c’è l’amore fra le nostre quattro mura, abbiamo tutto. Quanto al resto del mondo, le persone positive esistono. Scegliamo fra di loro le persone delle quali fidarci: e il nostro capitale affettivo diventerà enorme. Inattaccabile dalle flessioni delle borse internazionali, tra l’altro: sperimentato personalmente. Con grande soddisfazione.
Un abbraccio a tutti i miei blog-amici: parte importante del capitale di cui sopra. Così, giusto per ricordalo, di tanto in tanto...
:-) 



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