Giornate campali a Casa per Caso

Ragazzi, che giornata, ieri! Dopo una notte agitata, funestata da incubi (nel sogno, mi fregavano il cellulare con tutta la rubrica dentro: date le condizioni e il modello del mio telefonino, un vero delirio, il mio), mi sono guardata allo specchio. La mia testa, tagliata e tinteggiata di fresco dalla parrucchiera, esibiva un preoccupante effetto baretta (effetto berretto, per i non corregionali): Mastro Geppetto, sembravo. Troppo corta, troppo gialla… sono stata colta da una crisi di sconforto: e dire che appena uscita dal salone ero così soddisfatta! Mi sa che usano degli specchi truccati. Ci forniscono immagini dopate.
Comunque sia, ho preso la decisione inderogabile di rimetterci mano, per vedere di rimediare al disastro rifacendomi la piega, quando è squillato il telefono: il numero era quello della zia. Una zia anziana, senza figli, la quale conta molto su di me come figlia suppletiva.
Da quell’istante in poi, siamo slittati dalla comica alla tragedia: a chiamare non era la zia. Purtroppo.
Allertati da una consistente perdita d’acqua proveniente dal piano superiore, i vicini erano accorsi alla sua porta, bussando e chiamandola a gran voce. Nessuna risposta. Sono partite telefonate ai pompieri, al 118, è stato chiamato un mio terzo cugino e la persona cui sono affidate le chiavi di casa, per emergenze.
La zia è stata rinvenuta: viva, ma ridotta come un bastoncino Findus. Aggrappata ai rubinetti della vasca da bagno, era immersa nell’acqua ghiacciata: portata di corsa in ospedale, ci ha messo cinque ore a tornare a 35° di temperatura corporea. Un autentico caso di auto ibernazione.
Dopo un allarme rosso diramato a 360°, siamo accorsi al suo capezzale (situato a 150 km da casa) in tre: la sottoscritta, Jurassico (stimbratosi quasi all’istante, per non mollarmi da sola in un simile frangente) e la mia mamma.
Perfettamente cosciente e apparentemente orientata, la zia quando mi ha vista mi ha accolta con un allegro sorriso, e il seguente saluto: “Ciao, bellissima! Come mai da queste parti?”
Mi sa che era ancora un po’ confusa… Non tanto però da non ridere alla mia battuta successiva: “Zia, hai letto da qualche parte che sotto ghiaccio ci si conserva meglio? E’ per quello che hai provato a congelarti?”
Ridacchiando sotto la coperta termica, mi ha rifilato un buffetto, brontolando: “Va’ là, va’ là!”
Non è in pericolo di vita immediato, è deciso.
Jurassico, con il permesso dei (gentilissimi) colleghi del PS, l’ha valutata neurologicamente: stava benino; poi abbiamo atteso i risultati degli esami cui è stata sottoposta. Verificando che s’impone un tagliando, alla nostra old lady. L’abbiamo lasciata in buone mani, tornando a casa in serata; tra un’ora scarsa ripartiremo, per andare a recuperarla e portarcela nella Stamberga: il doc se la vuole scannerizzare di persona. Ammirevole esempio di dedizione, il suo. In queste occasioni verifico che il suo cuore batte all'unisono col mio. Nemmeno l'idea della guardia notturna, che lo attende stanotte, lo dissuade dallo starmi incollato facendo di tutto per alleggerirmi.
Da oggi in poi, ci attendono un paio di settimane di fuoco… La paziente è spesso impaziente. La Famiglia è già allertata e in modalità air bag: vi terrò aggiornati. Ora mi vesto: Mastro Geppetto, magari. Ma un po' elegante, almeno!

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