Domande difficili, risposte impossibili

Perché perdonare? E’ giusto il perdono, a fronte di un grave torto subito?
Come arrivarci, quando ci provi e ti pare impossibile riuscirci?
Però. Dilemmi da niente…
E interrogano proprio me, chiedendomi indicazioni sulla strada da seguire. Mi sa che come navigatore satellitare valgo assai poco: zona non mappata. Risposte, zero.
Giusto giusto, saprei dare generiche indicazioni sulla direzione da prendere: quanto al percorso, ognuno deve costruirselo da solo. A seconda delle condizioni del terreno e della meta da raggiungere.
Ergo, temo che la qui presente farmacista abbia ben poche pillole di saggezza da distribuire, stamattina.
Tuttavia, poiché sono stata interpellata, provo a elencare le quattro cose che la vita mi ha insegnato, in questo campo. Minato, detto tra parentesi.
Chi perdonare, innanzi tutto. Vanno perdonati quelli ai quali dispiace sul serio. Quelli consapevoli dell’errore commesso, dispiaciuti del male che ti hanno fatto e convinti davvero di non ricascarci mai più. A quelli si può dare fiducia di nuovo: purché dimostrino di meritarla.
Le lacrime di coccodrillo, le promesse sistematicamente disattese, i tradimenti seriali sono una garanzia di recidiva. Legandosi a persone simili si è votati al martirio: in casi così, voto per la pietra sopra. Definitiva, però: inversione a U e fuga. Senza voltarsi indietro.
Diverso è il caso di una caduta occasionale, variamente motivata: quella, se il rapporto affettivo è solido e ci si tiene da ambo le parti, può essere superata. Va digerita, metabolizzata e archiviata.
Vietato farsi la dispensa di colpe di scorta, da estrarre a ogni litigio: una volta deciso di passarci sopra, la cosa va lasciata indietro sul serio. Smettendo di pensarci, pian piano l’offesa si raffredda, sino a solidificarsi: come un blocco di lava. C’è, ma non scotta più. Può persino diventare una pietra sulla quale costruire un edificio solido.
Un’avvertenza: se due persone incappano in un incidente simile, possono ricostruire un rapporto durevole. Ma devono impegnarsi in due, costruendo qualcosa di nuovo e diverso, su basi nuove: gli affetti non si aggiustano con l’attak. Una volta rotto quello che c’era, resta soltanto l’amore: l’amore e il futuro. Si può edificare qualcosa di molto bello, purché non si cerchi di ricreare una situazione ormai persa per sempre. Le cose cambiano, la vita procede, assieme si possono fare miracoli: basta non cadere preda dei rimpianti.
Una cosa, questa, che ho visto capitare regolarmente ai rivendicativi: ci sono persone incapaci di procedere, dopo un evento negativo. Se la prendono con tutto e con tutti: con il destino crudele, con chi non li ha capiti, con chi non sono riusciti a capire. E vivono di rancore.
Ai miei figli ho sempre cercato di insegnare a non covare mai rancore: è un elemento tossico. Inquina anche e soprattutto chi lo coltiva, rovinandogli l’esistenza. Se sei intriso di rancore, non sai cogliere quel che di bello ti offre la vita, leggi ogni cosa che ti capita in senso negativo, non offri alcuna chance a chi ti sta intorno. Una persona rancorosa è terribilmente facile a offendersi, anche per banalità assolute: senza che ci sia possibilità di spiegarsi. Un rancoroso negherà anche l’evidenza, pur di restare arroccato sulle sue posizioni, alimentando la sua rabbia e il suo vittimismo.
Se individuiamo qualche germe di rancore, dentro di noi, distruggiamolo senza pietà: è un cancro in grado di uccidere ogni nostro affetto.
Molto meglio essere fiduciosi, aperti agli altri, tolleranti e disposti al perdono. Magari spesso ci prenderanno per scemi, ma vivremo più felici: se due o più persone così intrecciano un rapporto affettivo, saranno vaccinati contro tutto.
Creeranno un organismo dotato di anticorpi capaci di distruggere ogni minaccia alla sua integrità: osservando la mia famiglia, e le sue reazioni ogni volta che un pericolo ci lambisce, me ne rendo conto. Vale la pena di lavorarci sopra, anche se non è facile: l’amore, la solidarietà e il sostegno reciproco creano una corazza inviolabile. E una felicità inossidabile. 

Ti ho risposto, dear friend...? Un abbraccio forte

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