Romanticismo

“Possiamo mettere un po’ di musica, mamma?”
Accendo l’autoradio.
“Per carità! ‘Sta stazione da vecchi… Metti un CD!”
Eseguo. Se questo non sottolinea i miei dati anagrafici, aggravandone l'entità, non è soddisfatto.
“???”
“Che c’è, adesso?”
“Come mai papà ascolta la colonna sonora di un videogame?!”
“L’ha sentita nell’altra macchina e gli è piaciuta. Ha rubato il disco a Davide.”
“Mhm. Me lo vedo, a guidare questa macchina, con questa musica in sottofondo…”
“Ecco, appunto. Vedi giusto, figlio. Evito commenti.”
Gli si accende lo sguardo, mentre esclama: “Ahhh… quanti ricordi! Aspetta che cerco quel pezzo…”
Inizia a saltare da una traccia all’altra, finché trova quel che cerca. Una serie di suoni sincopati e quasi esplosivi fa tremare i vetri dello squalo. Le mie orecchie iniziano a sanguinare, mentre lui sospira, sognante: “Eccolo!” 
Attimo di compunto raccoglimento: “Ho pianto, con questa musica…”
Trasecolo: il frastuono che tuona dalle casse è tutto, fuorché commovente.
“Perché piangevi?”
“Perché era l’ultimo livello: DIFFICILISSIMO! Non riuscivo a superarlo in nessun modo e mi arrabbiavo fino alle lacrime…”
Ah, ecco. Questo mi torna di più. Quella che piange con Puccini sono io: e sono per questo considerata un'instabile, dai miei figli.
“Mamma, tu sei un’integralista dei videogame?”
“Cos’è un’integralista dei videogame?”
“La nonna. Una che pensa che i videogiochi tirino fuori tutta l’aggressività che c’è in noi giovani.”
“Io penso il contrario. Secondo me voi con quelli la sfogate, l’aggressività: fino a che fate a fette gli zombi, invece di pestarvi fra voi, a me va pure bene!”
“E poi sono anche un modo per socializzare. Io ho trovato il mio migliore amico, grazie a una partita on line!”
“Sì?”
“Sì. Abbiamo fatto cerca partita e ci siamo trovati. Ogni tanto ci giochiamo ancora, in ricordo dei vecchi tempi...” 
I vecchi tempi sono sei mesi fa, detto per inciso: il tempo è un concetto relativo, come avvisava Einstein.
“Tu vedi com'è la vita… Le cose importanti accadono per caso!” filosofeggia il nostro, con aria assorta.
Io slitto all’istante sul sentimentale, pensando all’incontro fortuito fra me e suo padre… quando la sua voce mi riporta con un tonfo alla realtà: “Tu pensa se uno dei due fosse andato al cesso in quel momento! Non ci saremmo mai incontrati!”
Già. A pensarci bene, anche se suo fratello non avesse avuto un attacco di cacarella, suo padre ed io non ci saremmo mai incrociati.
Certo che è impossibile abbandonarsi al romanticismo, con quell’individuo al fianco. E’ di una prosaicità devastante.

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