Iscrizione avvenuta


Abbiamo concluso le operazioni di sbarco.  
Alla fine, il gaglioffo è stato iscritto al liceo tecnologico, come da sua richiesta: un’occasione nella quale mi sono distinta per la mia idiozia. Tanto per cambiare.
La segretaria del Liceo mi ha elencato i documenti da portarle, fra i quali spiccava la fotocopia della pagella di fine anno. Ho indicato quella appena consegnata: ma era l’esemplare relativo alle prove d’esame. Pare ce ne fosse stata un’altra, consegnata alla fine dell’anno scolastico: cancellata dalla mia memoria. Per me, era come se non fosse mai esistita. Considerati i risultati collezionati dal bandito, una volta letta, commentata e digerita, devo aver inumato in un cassetto il documento, o prova a carico che dir si voglia, rimuovendolo dal mio disco rigido. Disco chiaramente entrato in modalità di protezione.
Invece di far finta di niente, precipitandomi a casa a cercarla, l’ho dichiarato a voce alta. Che non sapevo se l’avessi, intendo. La segretaria era attonita: “Signora, me l’hanno portata tutti…” mi ha detto, con aria sconcertata.
Conoscendomi, sono rimasta molto tranquilla, e le ho risposto, con grande serenità: “Signora, non si preoccupi. Vedrà che la trovo. Il mio è un rimosso in piena regola…”
Un ragionamento che la poverina non era in grado di capire. Anche perché non aveva letto le valutazioni che le avevo appena consegnato: diversamente, avrebbe compreso alla perfezione il senso delle mie parole.
Giunti a quel punto, la signora deve aver maturato la convinzione di aver a che fare con una squilibrata,  decidendo di assecondarmi.
Atteggiandosi in modo normale (cosa che le deve essere costata un enorme sforzo), è passata a chiedermi una foto tessera del ragazzo. Della presenza di quello, almeno, sembravo certa: una foto non sarebbe stato così difficile procurarmela, dopotutto.
In realtà, anche una semplice foto è fonte di grandi discussioni, a Casa per Caso.
Ogni volta che devono andare dal fotografo, quei quattro si comportano come se li attendesse una seduta dal cavadenti. Senza anestesia, come nel Far West.
“Foto? Perché una foto? Non puoi usare una mia vecchia?”
“Hai nove anni, nell’ultima. Non sei nemmeno riconoscibile!”
“Odio le foto. Odio andare da estranei, sentire  - Coraggio, Matteo, sorridi! - e fare la solita faccetta sorridente da strafatto...”
“E resta serio, allora!”
“Sì, così” faccia truce “Voglia di vivere saltami addosso!”
Io scoppio a ridere, mentre lui continua: “Mi sento uno scolaro!”
“Ma lo sei…”
“No! Non in tempo di vacanza! Non ci può andare qualcun altro, al posto mio?!”
“…”
Dopo svariate discussioni condotte su questo tono, sono riuscita a scortarlo di fronte all’obbiettivo. Non posso dire che foto ne è uscita, da quel camerino: l’ennesimo tagliagole. Tutti così i miei figli, sui documenti.
In un modo o nell’altro, il carteggio necessario è stato messo assieme, consegnato alle sedi opportune e sono iniziate le manovre di recupero.
Leggi: mi sto ripassando il programma di matematica di terza media, argomento per argomento, per riuscire a trasmettere il mio rispolverato sapere al mio ex studente riottoso. L’unico lato positivo, di questo bagno di sangue, è che il giovanotto sembra motivato e attento. Non ci credo nemmeno io, ma mi sta a sentire: e non assimila solo i concetti matematici. Immagazzina anche i suggerimenti circa il metodo di studio, arrivando persino ad applicarli.
Un risultato nel quale non speravo affatto. Ora, qualcuno dovrebbe aiutare me: oggi mi sono imbattuta nei problemi del tre semplice, che di semplice hanno solo il nome, scoprendo come certi libri di testo siano stati concepiti apposta per complicare le cose semplici. Un concetto che mi era chiaro alla prima occhiata, guardando i numeri, era diventato oscuro e vagamente inquietante, dopo aver letto la spiegazione sciorinata nelle due pagine successive. Mi ci è voluto un caffè doppio, per dipanare la matassa, renderla comprensibile, e prepararmi il discorsetto da propinare domani a mio figlio.
Nel frattempo, ho ordinato un libro di matematica per le vacanze, suggeritomi da un preziosissimo amico, padre di una altro quattordicenne: pare sia chiaro ed esaustivo. Speriamo sia vero.
Ora sto scongelando gli iceberg formatisi nel mio freezer e testando la lavastoviglie nuova, appena consegnata. Che non si adatta allo zoccolo preesistente, ovviamente. Dovrò farlo ridurre dal mio falegname, detto la Primula Rossa, per la sua tendenza a nascondersi quando hai bisogno di lui.
Sarà una lunga estate calda. In molti sensi, me lo sento.

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