Occhio al malocchio

Ore 18,00. Devo sbrigare un paio di rapide commissioni, prima del rientro di Jurassico.  Inforco la mia fida due ruote, dando un gran colpo di pedale. Un altro po' e mi spacco gli incisivi con una ginocchiata: deve averla guidata un pigmeo, per quanto bassa è la sella. Mi fermo, la rialzo e riparto. Per accorgermi che il rapporto del cambio è addirittura imbarazzante: per evitare qualsiasi sforzo, chi mi ha preceduta ha selezionato salita erta. Come dire che non fai nessuna fatica a pedalare, ma ci metti una vita a fare cento metri: l’esatto opposto della mia scuola di pensiero. Io voglio fare tanta strada in poco tempo, consumando però moooolte calorie. Provvedo a potenziare la resa del mezzo, ma mi accorgo che c’è qualcos’altro che non va. ‘Sta bici fa uno strano rumore; senza contare che l’ammortizzazione è pari a zero: tutte le asperità del selciato – che non sono poche – si trasmettono in diretta al mio fondoschiena, facendomi rimpiangere le mutande con l’air bag. Mi sa che ho le gomme giù… ipotizzo, fermandomi di nuovo. Innervosita come una serpe, faccio per afferrare la pompa: scomparsa. E meno male che è sparita solo quella. Rimane da definire se se la sono fatta rubare, quando hanno preso in prestito la bici, o se l’hanno usata loro, ben guardandosi dal rimetterla a posto.
Comunque sia, di gonfiar le ruote non se ne parla. Trecento metri appena, e comprendo: la gomma posteriore non è sgonfia. E’ bucata: FLATP, FLATP, FLATP. Ogni pedalata è una ferita, al mio cuore e al copertone: ma non posso permettermi di scendere. Devo arrivare in sella sino dal meccanico, o non farò a tempo a procacciarmi il cibo per la cena.
In qualche modo, raggiungo l’agognata meta e mi separo dall’amata, per poi prendere il trotto lanciato. A piedi, ovviamente. Implacabile, squilla il cellulare: è Jurassico, che mi investe con un ruggito.
“Dove sei?!”
“Ahem… è una lunga storia. Sono in centro. Fra mezz’ora sono a casa!”
“Io sono già qui! E ti sto aspettando…” è l’impermalita risposta. Evito di raccogliere, saluto e chiudo.
Dopo mezz’ora, avrò modo di relazionarlo su quanto sopra descritto, sottolineando quanto le sue rimostranze siano state come sale sulle ferite.
“Ma io mi aspettavo di trovarti a casa…” mi risponde lui, con l’occhio del cane bastonato e il tono dell’innamorato tradito.
“Non esageriamo, per favore. Non è un dramma se non trovi Cenerentola in trepida attesa. Li mangi gli asparagi con le uova…?”
La proposta alimentare lo alletta tanto da rasserenarlo.
Quanto al resto della famiglia, la situazione sfiora la tragedia: oggi abbiamo un bollettino di guerra, al posto di quello sanitario.
Da stamattina, il gaglioffo è di nuovo vittima della sindrome gastroenterica: pur nutrendosi esclusivamente di tisane e yogurt, rende tutto in forma liquida, per vie diverse. Un disastro.
A un mese dagli esami, è proprio quello che gli ci voleva.
Io mi sento strana a mia volta: un mal di testa insistente, associato a una leggera nausea, mi mette in allarme. Il giovane, sentiti i sintomi, preconizza: “Inizia così. Te la sei beccata anche tu: benvenuta nel mondo della malattia!”
“Ma vai via, menagramo!!!” rispondo, facendo gli scongiuri.
Il meglio deve ancora venire, però. Il figlio filosofo si aggira per la cucina con aria accigliata, silenzioso e assorto. Poi, prende la parola, chiedendo un consulto medico a papà. Sembra che, qualche giorno fa, una violenta frenata del convoglio sul quale viaggiava abbia fatto perdere l’equilibrio a un passeggero. Passeggero che, non si sa come, ha sferrato una tremenda gomitata al torace di nostro figlio, che da allora respira male e dorme peggio. Costola incrinata!
Ci vorranno un mese e molte compresse di analgesico, prima che la faccenda si sistemi. La Miss, udito il racconto, diventa una furia: vorrebbe massacrare il colpevole. A nulla valgono le obiezioni dell’interessato, che le spiega come sia stato un incidente e di aver ricevuto scuse a non finire. La signorina ha perso la bussola: chi le tocca i fratelli muore. In questa famiglia sono tutti iperprotettivi.
Comunque sia, da un po’ di giorni qui le cose vanno storte. Mi sa che qualcuno ha chiamato disgrazia, come dicono da queste parti.
Amici all’ascolto, si accettano consigli: anzi, si sollecitano. Che faccio? Mi compro un cornetto scaccia guai? Esiste qualche rito scaramantico di sicura efficacia? Conoscete uno specialista del ramo jettatura e dintorni?
AIUTO!
Domani è prevista una trasferta a Padova: quasi quasi mi fermo al Santo e mi faccio benedire. Mi sa che stavolta devo proprio farmi raccomandare da uno potente.


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