Avvocati del diavolo & maschi in branco


“Mamma, mamma! Ho preso sette in grammatica! Analisi logica e del periodo: sul programma di due anni…”
“Caspita, giovanotto: complimenti! Il lavoro fatto assieme ha portato i suoi frutti, vedo… E ti sei dato parecchio da fare anche da solo. Mi compiaccio di te.”
“Ecco, appunto: parliamone, di questa cosa. Chi è che prevedeva una disfatta, nel compito di oggi?”
“Non io. L’ho anche detto, a tuo padre, che l’incxxxra preventiva è inutile…”
E qui, deciso, interviene l’interessato: “Io intendo far capire ai miei figli questo concetto: nella vita, la fiducia si conquista a fatica, si perde in un attimo e riconquistarla è un’impresa!”
Il gaglioffo rimane interdetto, ma recupera quasi all’istante: “Ti pareva. Ho sempre torto io! E tu, che mi dovevi tagliare la connessione, estirpare la web-cam, cancellare dalla faccia del web? Tu e le tue minacce!” si rivolge a me, provocatorio.
“Non erano minacce. Erano educati avvisi: che poi non venga fuori che non eri stato avvertito. Stai a casa dall’allenamento di tennis per studiare, e tuo padre ti sorprende a far strage sul campo di battaglia, mitra alla mano, senza nemmeno un libro nei dintorni… Cosa dovremmo pensare?”
“Che mi sono preso una mezz’ora di pausa, prima di studiare tre ore. Alle otto e mezzo, quando sei venuta per scannarmi, è vero o no che il libro di grammatica era vicino a me?”
“Mhm. Avere un libro vicino non significa averlo aperto in precedenza. Ora che sei tornato a casa con un bel voto, ci hai dimostrato di aver studiato. Ti abbiamo detto bravo, non ti escludo dalla LAN, che altro vuoi?”
“Che la smettiate con questi processi prima dei compiti!”
“Tu continua ad andare bene a scuola, e vedrai che ci arriveremo. Una rondine non fa primavera… Ma uno stormo sì. Ergo, vai via così, che vai bene.”
L'avvocato del diavolo incassa la mezza vittoria e se ne va con aria trionfante.
Nel pomeriggio, rientrando dal garage, inciampo su un cumulo di scarpe sconosciute, abbandonate sulla soglia.
Aiuto! E’ l’invasione degli ultracorpi… Con circospezione, entro in casa. Vengo travolta all’istante dalle urla provenienti dal piano superiore: “Ehi, voi! Cosa state facendo? Eccoli là, come sempre! Mi state saccheggiando il frigo!!!”
Seguono risposte incomprensibili, biascicate da un numero imprecisato – ma consistente – di ruminanti.
Il manigoldo riprende la sua requisitoria: “Ma anche tu, fai proprio schifo… Cosa ci fai con una tortina in tasca?”
“Gnum, gnum… Mi serve di scorta!”
“Aspetta che guardo… Mi basta che ne sia rimasto un paio per domani mattina… Tanto dopo c’è mia mamma che lavora!”
Vigliacco di un approfittatore. Sfruttatore di madri innocenti.
“Ehi, tu! Verme della terra! Guarda che mi metto in sciopero, altro che mamma che lavora!!!”
Di sopra scoppia un tumulto: risate trattenute, qualcuno che rischia di soffocare, voci indistinte che si chiedono da dove mai io sia comparsa, che ero fuori a far la spesa… Dopo qualche minuto, una fila di spilungoni scende le scale, raggomitolati dalle risate, con la bocca piena, i capelli dritti in testa e un’aria tra il colpevole e il divertito.
“Ciao!” mi saluta il più facinoroso del gruppo, nonché migliore amico del mio selvaggio e ospite fisso a Casa per Caso. Quello sta crescendo, a suon di focaccine.
“Ciao… Certo che siete degli impuniti. Senza vergogna, siete: senza vergogna!” esclamo, fingendomi arrabbiata.
Nel frattempo, il gaglioffo recupera una carta da cinquanta e me la mostra: “Mamma, andiamo a far compere! Guarda dove la metto, stavolta, per non perderla…” mi dice, mentre smonta il cellulare e infila la banconota tra il coperchio e la batteria.
“Così sono certo di trovarli subito!”
E qui l’amico – il ladro di focaccine – si piega dalle risate, raccontando al resto dei presenti come quel campione d’astuzia del mio figliolo stesse per morire, la scorsa settimana: dopo aver perso venti euro la sera prima, non ne trovava più cinquanta. Preso dal panico, si era messo a rovistare ovunque: tasche, taschini, persino nelle mutande: ma dei quattrini nessuna traccia. Giusto nell’attimo in cui stava per tentare di annegarsi in lavastoviglie, l’amico che assisteva alla scena ha notato la banconota per terra, caduta da chissà quale tasca. Il mistero delle banconote caduche non è mai stato risolto: ma invece di usare il portafoglio, mio figlio si serve del cellulare. Persino per metterci la cartamoneta: sti ragazzini sono proprio dei simbionti, con quell’aggeggio infernale.
Circa un’ora dopo, il giovane rientra, solo. Il che, però, non gli impedisce di ridere.
“Che ti è successo, che ridi da solo?”
“Mamma, hai presente quello alto, moro, che non viene quasi mai?”
“Sì.”
“Ecco: stavamo correndo in bici, tutti in gruppo, quando quello ha incontrato un ramo, non l’ha visto e si è schiantato!”
“Accidenti! Si è fatto male?”
“No. Per poco moriva dal ridere, però!”
“Ragazzi, voi dovete stare attenti, quando vi muovete in branco. Prima o dopo, ci scappa il morto!”
“Mamma, non ti preoccupare. Siamo esperti in manovre rischiose!”
Magnifico. Ecco un altro figlio che non so se raggiungerà mai la maggiore età.
Perché, dico io, devono essere tutti così scalmanati, i maschi?
Mi sa che ha ragione lui. Dev’essere proprio tutta colpa degli ormoni.




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