Crudeltà mentale

Il malato si trascina in cucina, con espressione dolente. 
"Cosa mi prepari per pranzo? Poltiglia...?" chiede, osservando con disgusto il pentolino che sobbolle sul fornello.
"E' una minestrina di pollo col riso. Non sarà bella a vedersi, ma dovrebbe essere buona. Mica è colpa mia se stai male!" rispondo, in altre faccende affaccendata.
La giovane vittima si sposta verso una casseruola più grande, nella quale sta cuocendo  parte della cena.
"OSSOBUCHI??? Io sono malato e tu fai ossobuchi?! Ma questa è crudeltà mentale... Sei senza cuore, mamma!!!" si dispera, con gestualità teatrale. 'Sto individuo dovrebbe fare l'attore. A Zelig, però.
"Facciamola finita, per piacere. E' il compleanno di tuo fratello, non posso fare riso lesso a tutta la famiglia!" rispondo, affettando indifferenza. Mai cedere al vittimismo, coi figli: con questo, poi, sarebbe un errore dalle conseguenze catastrofiche.
"Nooooo... Questo significa che farai riso giallo, per gli altri. E io adesso chiamo il numero verde!"
"Sei cromaticamente confuso, figlio. Dovresti chiamare il Telefono Azzurro, semmai. Ma l'emergenza bambino non si può più invocare, dall'alto di un metro e settantacinque e con quei piedi lì, che sembrano due portaerei. Siediti e mangia la tua sbobba. Che se stasera stai meglio ti dò un po' di risotto."
Esegue, di malavoglia. Ma non riesce a dissimulare la punta di speranza, che gli illumina lo sguardo: mi sa che non siamo in presenza di un caso grave. 


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