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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

La dea dalle molte braccia

Ogni tanto Max si lascia andare alla magniloquenza. Di recente, presentandosi a certi conoscenti, si è qualificato come mio fratello – e fin qui va bene – continuando però con un lei è il mio angelo… appena appena esagerato. Quando si comporta così mi vorrei seppellire in diretta. Al mio tentativo di ridimensionamento: “Max, ti prego, non lanciarti…” ha aggiunto una spiegazione: “Lei è quella che c’è sempre. Se ho bisogno di una mano, un suggerimento, se qualcosa mi preoccupa, c’è lei a farmi sentire meglio. Lei è sempre pronta ad aiutarmi e mi regala la tranquillità!” “Già. In ogni famiglia c’è una figura di riferimento per tutti, quella appunto cui ci si rivolge per avere una mano. Sarà per quello che verrò chiamata Kali?” ho scherzato, cercando di riportare l’atmosfera a quota terra. In effetti, molto spesso nella mia vita ho desiderato una dotazione aggiuntiva di braccia. Mi avrebbero fatto comodo. Al netto degli eccessi verbali dell’uomo, tipici purtroppo del suo modo d

La frecciatina

Squallida forma di vigliaccheria verbale, utilizzata da chi non possiede argomenti validi per affrontare una discussione a viso aperto. Colpo alle spalle, vibrato di sorpresa, provvedendo all’istante a nascondere la mano onde esser certi di non doverne rispondere. Sordido espediente per trafiggere l’interlocutore, allo scopo di suscitare in lui sofferenza e sensi di colpa. Per torti inesistenti, ovviamente. C’è qualcuno che non conosce forme di comunicazione alternative all’agguato verbale. Gente che aspetta solo di individuare una crepa nella tua corazza per cercare di farti cadere in trappola. Persone incapaci di rispettare i sentimenti degli altri, aduse come sono a utilizzarli per raggiungere i loro squallidi scopi. Quando hai a che fare con personaggi del genere, non ti resta che una strada: allontanarti in silenzio. Per non tornare mai più sui tuoi passi.

Onestà mentale e capitalizzazione dell'errore

Non finirò mai di stupirmene. Ci sono persone in grado d’insistere per un’intera vita a compiere gli stessi errori. Perseverano sempre con le stesse modalità, senza mai mettersi in discussione,  causando infiniti problemi a se stessi e agli altri  . Nemmeno davanti alle conseguenze provate del loro comportamento si spostano di un millimetro, rivalutando il proprio operato. Negare, negare, negare sempre: negare l’errore, sottrarsi alla responsabilità di averlo commesso, cercare un colpevole cui ascriverla e per le conseguenze c’è sempre pronta la sfiga a giustificare tutto. Assurdo. Assurdo perché nella maggior parte dei casi sarebbe sufficiente un esame anche sommario dei fatti per individuare lo sbaglio commesso, stabilirne le conseguenze e risolvere tutto. O quantomeno attenuarne gli effetti negativi, facendo tesoro dell’esperienza. Ottima lezione per il futuro, garanzia certa di non ricascarci. Capitalizzare l’errore lo rende utile, negarlo lo trasforma in una tragedia.

Lacrime di tristezza, lacrime di commozione

Una persona tanto amata, ormai molto, molto malata, che si addormenta per sempre. Lasciando dietro di sé il ricordo struggente di una donna capace di amare davvero. Una mamma e una nonna tenerissima, una moglie sempre innamorata e una zia deliziosa.   Affettuosa, dolce, amorevole zia Lidia, è così difficile credere che non rivedremo mai più il tuo stupendo sorriso… Dormi tranquilla, zia. Sei in pace, ora. Poi la Miss che torna dall’esame e mi manda un messaggio chiedendo di aspettarla… “Mi devi parlare?” “No. E’ solo che voglio la mimmy a casa quando torno!” Vent’anni tra un mese. Eppure la mamma è sempre la mamma. E alla mamma s’inumidisce il ciglio, nel cogliere ancora qualche traccia della sua bimba, nella giovane donna ora gettatasi a capofitto a preparare la sua ultima prova d’esame. E infine un’amica che mi scrive, raccontandomi di una bellissima sorpresa preparata per lei dal marito. Tanto bella da farmi commuovere a distanza. Grazie a M. per avermi regalato

Va, va...

Tema svolto, a quanto sembra senza eccessivi patemi. Oggi versione di greco, della quale ho notizie tramite il web, mentre dalla maturanda ancora nessun cenno. Quanto all'orale, sarà la prima della sua classe... Mpc pedala, nuota, sfaccenda, cammina. Tutto, pur di non pensare. Poi scorda il lievito nel pane, dimentica di azionare la lavapiatti, viene colta da  amnesia al super e non si cobentra manco nella lettura. Giusto perché siamo calme e moooolto britsh. To be continued...

Prima prova

La Miss è sotto esame. Una condizione simile all’alcol, per le femmine: la reggono meno bene dei maschi. Questione di fisiologia, nel caso dell’alcol, di psicologia, nel caso degli esami. Fatto sta che stamattina, quando sono andata a darle il buongiorno, ho rimediato un mezzo ruggito. L’ho osservata consumare la sua frugale colazione celandosi sotto la frangia, con l’aria fosca di chi non vuole essere nemmeno guardato. Men che meno interpellato. L’unico che ha avuto l’ardire di avvicinarla è stato l’ignaro micio bigio, che è stato comunque cortesemente allontanato. Non erano ammessi né bipedi né quadrupedi, stamattina, nel perimetro di pertinenza della signorina. Poi l’ho sentita uscire quasi di soppiatto, senza salutarmi, chiudendosi alle spalle il portone d’ingresso con un tonfo definitivo. L’inviato di guerra – Jurassico – il quale l’ha seguita sulla soglia, riferisce di essere riuscito a darle un rapidissimo bacio. E adesso me la immagino lì, con la testa china sul

Sei in forma smagliante!

Spero significhi serenità su tutti i fronti. Così mi scrive un’amica, commentando uno dei miei post. Ebbene, lo confesso, non è così. In realtà, non è affatto un buon periodo: una figlia sotto esame, l’altro costretto a ritardare un esame. Accidenti. Il gaglioffo che inciampa sul nulla, sciupando la gioia di un recupero completo su tutti gli altri fronti; Jurassico che mi fa ammattire, le vacanze tanto sognate destinate a sfumare. Gli amici, poi, di questi tempi mi fanno tanto preoccupare. Non ce n’è uno che non abbia qualche serio problema, chi di salute, chi di cuore, chi di portafogli. E molti di loro li combinano in varia maniera, finendo completamente a terra. Empatica come sono, questo mi fa stare male sul serio: con alcuni parlo, perché hanno il cuore pesante e necessitano di qualcuno disposto ad ascoltarli senza giudicarli, a esprimere un parere senza pronunciare condanne, a non far mancare il sostegno senza tacere sugli eventuali errori (rimediabili).  C’è chi scapp

Curare i riottosi

Sembra facile, ma non lo è. Convincere chi ha un sintomo sospetto a trovare il tempo per una visita medica: tutto gli possiamo fare, ma portare i loro pezzi da aggiustare in ambulatorio al posto loro, mentre il proprietario va al lavoro, questo no. Indurre chi ne ha bisogno a prendere le sue medicine: tutti, ma proprio tutti, affermano di essere il miglior medico di se stessi. Sarà per quello che una percentuale impressionante di malattie sono causate dai farmaci? Nulla causa tanti guai quanto somministrazioni mancate, inopinate o a dosi sbagliate. Pratiche autolesionistiche più diffuse di quanto si creda e soprattutto attuate anche dagli insospettabili: ho beccato mia madre, dopo più di un ventennio trascorso nel retro di una farmacia, ascoltando i refrain propinati a centinaia di pazienti circa la corretta assunzione delle terapia, prendere una delle pillole di sua cognata. Così, a casaccio: aveva un rialzo pressorio, ha tentato con il fai da te. Da anni spiego a mia suocera c

Dal parrucchiere

Non resistono. Nessuno di loro. Non ce la possono fare. La nostra testa, quando esce dal loro salone, deve essere la riproduzione esatta di quella delle modelle scolpite con tagli ultimo grido. Peccato che le nostre facce, al di sotto di quelle testoline impeccabili, viceversa pecchino. Molto, nel mio caso. Gli scellerati hair-stylist  concedono qualche eccezione solo alle nonnette, quelle tradizionali, con i capelli azzurri e i salsicciotti di permanente. A tutte le altre clienti, gl’infami devono fare il lavaggio del cervello, oltre a quello dei capelli. Eccoci dunque circolare tutte rosse, tutte biondo paglia, tutte con le meches multicolor (ve lo ricordate quando ci facevano i colpi di luce che sembravano pennellate di un madonnaro? che avevamo la testa somigliante a un posteriore di gallina?) per poi pittarci a banda larga, a riga stretta, a fascione trasverso e, più di recente, con la ricrescita. Tutte ‘ste ragazzine con i capelli bicolor come il pennello di tasso con cui si

Accumulatori seriali

Chi è immune da questa patologia scagli la prima pietra. La sottoscritta meglio se la tagli addirittura, la mano. Nel mio guardaroba,  sotto una fallace apparenza ordinata, si nascondono dei veri orrori. Possiedo alcuni sacchetti di collant tra i quali si cela quello con il quale mi sono sposata. Nel lontano ‘95. Il motivo per il quale io non getti via un paio di residuati bellici color gesso, che non rimetterò nemmeno a novant’anni, rimane un mistero anche per me. No, non li considero un ricordo: non guardo mai nemmeno il vestito con il quale mi sono sposata. E quello è un ricordo (bello) davvero. La tesaurizzazione insensata si estende a quasi tutti i capi di abbigliamento: una congerie di stracci da due soldi, acquistati al mercato o nelle grandi catene low cost, nati per essere vissuti una sola stagione e poi buttati. Ebbene, con me vivono tre vite: quella addosso a me (un tre anni circa. Li archivio solo quando sono talmente fuori moda che non li portano più nemmeno le badant

La sindrome della massaia perfetta...

… è una malattia potenzialmente mortale. Combattiamola insieme! Ora, ragazze, non facciamoci del male da sole: che a farcene tanto già ci pensano gli altri. Stirare, in questo periodo dell’anno, è un tentato suicidio: il vapore rovente ti fa grondare sudore, ti spedisce la pressione sotto i tacchi, oltre a ridurti i  capelli a una paglietta per raschiare le pentole. Perché farlo, dico io? Stendete magliette, canotte e T-shirt sulle grucce: poi ripiegatele con cura e cacciatele nei cassetti. Nessuno protesterà, fidatevi. Lenzuola, asciugamani, strofinacci: siamo scientifiche, please. Quanti secondi ci mettono a stropicciarsi appena messi in uso? Tre, cinque, forse sette? Merita dunque che stiate lì a lisciarle per un quarto d’ora, consumando corrente e fatica? Non mi dite che spianate solo il risvolto, perché è quello che si vede. Chi lo vede, per piacere? Il gatto quando riesce a sfuggire alla vostra attenzione e s’infila clandestinamente nell’armadio? Perché appena ci

Ma la gente ha problemi?

La Miss sta camminando spedita lungo una delle vie della nostra città, quando si leva improvvisa una voce: “Ma allora le sirene esistono veramente!” La ragazza alza gli occhi, trovandosi di fronte un tipo mai visto, sulla trentina circa. Scuotendo la testa, manco gli dà risposta e lo scansa. Visibilmente seccata. Non pago del commento in quadrifonia stereo, il bellimbusto continua: “Esci a cena con me?” “Ma se ne vada, per piacere!” esclama la Miss, accelerando il passo. E questo a inseguirla, insistendo: “Ma neppure una pizza? Un caffè…?” Finalmente molla la presa, lasciandola in pace. Per essere subito rimpiazzato da un gruppetto di coetanei della fanciulla (e meno male che come fascia d’età stavolta ci siamo…) che le piantano gli occhi addosso sospirando: “Mamma che bella…” La bella in oggetto rientra a casa con un diavolo per capello (diavoli in ordine, almeno: stava tornando dal parrucchiere) esclamando: “Io me ne vado in giro con un sacchetto in testa! Ma ‘sta gent

Il mio aiutante è rientrato alla base

Dopo dieci giorni di assenza, mio fratello è tornato alla nostra consueta routine, ritemprato e rilassato dalla breve vacanza. Durante il nostro rituale caffè mi ha raccontato un po’ di cose, chiedendo poi con un sorriso se mi fosse mancato: “E allora? Il tuo braccio destro ti è mancato? Anzi… visto che sei mancina, diciamo il tuo braccio destro e pure sinistro!” “Sì, in effetti mi sono accorta della tua assenza. Però mi sono organizzata, non ti preoccupare… Avevi bisogno di un po’ di ferie! Ero contenta a saperti in giro a divertiti.” “Io non ti ho mai dimenticata, sai?” “E grazie! Mica ero morta…” “No, intendo dire che ti ho pensata spesso. Diciamo ogni volta che mi sono trovato incerto sul da farsi.” “Sì…?” “Già. Pensavo: che mi direbbe di fare la Vale? Come si comporterebbe lei in una circostanza simile? E capivo cosa dovevo fare. Mi è stato utile, sai?” Ragazzi, questo pare nulla, lo so. Non è nemmeno un controllo a distanza, come potrebbe apparire: è solo il risul

Misteri dolorosi e coordinate GPS

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, dicono. E hanno ragione: difatti apro il frigo e che ci trovo? Una confezione di gelato semiliquefatto e da buttare. Qualche divoratore clandestino ha consumato gelato e delitto sul posto, cercando di dissimulare ogni traccia del suo passaggio. Peccato che, nella fretta, abbia sbagliato scomparto e si sia fatto beccare dall’Intelligence di Casa per Caso. Pensando a un gaglioffo in vena di gozzoviglie notturne, mi stizzisco non poco. Ben decisa ad esternare tutta la mia indignazione, gl’invio un sms nel quale gli chiedo se conosca la differenza tra frigo e freezer, se sappia dove si trovano l’uno e l’altro e se abbia problemi di orientamento, dato che li confonde così facilmente. Polemicamente, gli domando altresì se sia in grado di reperire senza ausilio esterno l’attrezzatura necessaria, in caso di minzione, o se la sottoscritta (in qualità di ditta produttrice) sia obbligata a fornirgli le necessarie coordinate GPS. Le mie offe