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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

Belli i miei ragazzi

Fine settimana uggioso, funestato da vari contrattempi e incartapecorito da un’umidità che più padana non si può. Tuttavia… Tuttavia i miei rampolli hanno trovato il modo di farmi sorridere. Erano giorni che si organizzavano: la Miss e il gaglioffo, ospiti a casa dell’informatico. Menù: pizza per tutti. Fatta in casa, mica take away! Dato il tempaccio, i due si sono fatti accompagnare in loco da Jurassico, il quale ci ha provato a salire: si è sentito vagamente di troppo. Era evidente che il trio doveva parlare di “cose sue”. Il pater familias è battuto in ritirata, con  un sorriso appiccicato alla faccia che ci ha messo una mezz’ora per estinguersi. Gli piace troppo, questa complicità tra fratelli… Peccato solo per Andrea, rimasto a Padova anche nel fine settimana. A Casa per Caso, la sottoscritta sfamava un’accolita di teste canute da far invidia a un pensionato, mentre la gioventù se la spassava a Casa Single. Con sconcerto mai sopito da parte di mia suocera, che racc

Chi parte e chi resta

L’ho già detto. Sto iniziando a familiarizzare con l’idea che qualcuno dei miei rampolli spicchi il volo per lidi lontani. Da figlia di profuga a madre di cervello in fuga: c'è da rifletterci sopra. Ebbene, il commento su FB di un’amica (andata a vivere in Inghilterra)   mi ha proprio fatta pensare, ispirandomi questo post. Chi se ne va è coraggioso, pieno di energie, orgoglioso di se stesso e di quello che riesce a conquistare. Gente da ammirare incondizionatamente. Ogni risultato conseguito ha il sapore di una conquista: una soddisfazione senza prezzo. Chi ha trovato il coraggio di partire e ricominciare tutto da zero non si fa abbattere dai problemi, ma trova il modo di risolverli. Si complica la vita, è lontano da tutti, si deve arrangiare, spesso in un ambiente ostile o sospettoso: persino parlare è difficile, all’inizio. Per non parlare dell’adattamento a un Paese diverso da quello in cui sei cresciuto. E’ per quello che tanti non osano. E’ per quello che m

Le valige nell'ingresso, parte seconda

Ce l’ho fatta. Ci sono riuscita a non mettermi in ridicolo un’altra volta. Forse mi sto abituando, oppure mi aggrappo all’idea che Natale – con le relative vacanze – arriverà presto, forse sto diventando grande anch’io… Ma forse no. Forse, la verità vera è che un’auto in tripla e un traffico indemoniato annullano qualsiasi ciglio tremulo. Persino quello di una chioccia impenitente come me. Raggiunto lo studente fuori stanza in stazione (dove era arrivato a cavallo della mia gloriosa Wilier, catorcio ormai trentacinquenne, perfetto per gli spostamenti in una città universitaria), gli ho consegnato la valigia al volo, l’ho abbracciato rapida come una scimmietta e sono fuggita di corsa. Lui, di contro, si è dovuto arrangiare a prendere un treno con una bici sfasciata in una mano e un trolley di discrete dimensioni nell'altra. Quel ragazzo deve avere un angelo custode di una certa efficienza, perché mi risulta sia arrivato a destinazione sano e salvo. La seconda puntata di q