Provider accreditati

Corsi di formazione, aggiornamento, riqualificazione. Dove piazzano un obbligo di legge, ecco tutti lì a sgomitare per diventare provider. Peccato che, una volta ottenuta la targhetta da attaccare al loro sito, l'indolenza italica abbia spesso il sopravvento. 
Andando a caccia di aggiornamenti interessanti, ne scovo uno che promette molto bene. Faccio per iscrivermi, ma sembra accetti i click solo degli iscritti. Dove e quando abbiano ottenuto tale qualifica, non è dato saperlo. 
Ostinata, vado ai contatti e gli spedisco una mail. Passano un paio d'ore, e di loro niuna traccia. A questo punto, capirci qualcosa diventa un puntiglio: gli telefono. 
La telefonista mi risponde spaesata, prende tempo, si informa bisbigliando con la collega alle sue spalle e, alfine, mi risponde: "Il corso non è ancora attivo."
"Perché?"
"Troppo pochi iscritti."
"Ma se non date la possibilità di dimostrare la propria esistenza in vita agli interessati, come fate a mettere assieme gli iscritti necessari ad attivare il corso?"
"Eh?"
"Signorina, se non date la possibilità agli utenti di preiscriversi, non si iscriverà mai nessuno."
"..."
"Modificate il sito! Così non funziona!"
"Grazie per il consiglio, signora, e buona giornata!" 
Click.
E questi sarebbero provider per la riqualificazione professionale. Loro il problema della disoccupazione (personale) l'hanno risolto, ma di certo non aiuteranno altri disoccupati a fare lo stesso... Che depressione, ragazzi. L'incompetenza dilaga. 

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