Incompreso o incapace di comprendere? Questo è il dilemma...

Povero Jurassico. Qualche volta i suoi figli non lo capiscono proprio. Strinato dall'ospedale, dove è costretto a distillare il meglio delle sue energie, arriva a casa praticamente catatonico. Immerso nei suoi pensieri, resta impermeabile all'allegro casino che contraddistingue i pasti di Casa per Caso. Ogni tanto emerge dalla nebbia, ponendo con aria trasognata una domanda fuori tempo e fuori luogo, alla quale il resto della famiglia reagisce rimandandolo davanti al PC. L'unica che riesce a mantenere un contatto con lui sono rimasta io: i figli ci hanno rinunciato da mo'. 
Lo amano molto, certamente. A distanza, però. 
Dopo un'uscita particolarmente sconclusionata, il gaglioffo ha sintetizzato il suo pensiero riguardo a suo padre. 
"Il papà è la sintesi dell'incapacità di comunicare con i suoi figli. Quello deve aver pregato molto il Signore, vent'anni fa. Gli ha chiesto: Gesù, mandami una moglie intelligente, capace di fare tutto il lavoro al posto mio! E meno male che le sue preghiere sono state esaudite... Altrimenti, noi quattro lo avremmo già ammazzato!" 
Certo, pesa sul giudizio filiale il dettaglio che a papino partano gli aggiornamenti automatici del portatile - a sua insaputa - motivo per il quale, non appena il portoncino di casa sbatte, annunciando il suo rientro, la prole sa. Dopo cinque minuti, la connessione è f@@@ta. C'è lui che si frega tutta la banda, senza nemmeno sapere di farlo. 
Ho chiesto  - e ottenuto - che disattivi la wireless del suo portatile, disinnescando le ragioni della guerra fredda. 
Ottenendo così l'ammissione filiale che, se è vero che in condizioni normali l'uomo è un gargoyle, e in tavola è il nostro convitato di pietra, è altrettanto vero che, in condizioni di emergenza, papà è ineguagliabile nel gestirle. Effetto di una vita da strokologo? Probabile. 
Fatto sta che, dopo ventun anni di vita a due, sono giunta a una conclusione: non dobbiamo cercare l'uomo perfetto. Dobbiamo trovare quello che s'incastra perfettamente con noi, per contribuire con lui a completare quel complicatissimo puzzle chiamato vita. 
E dopo questa perla di saggezza, torno alle mie faccende. 

Buon otto marzo a tutte, eh! 

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