Pantere grigie

O rosso menopausa. O biondo di bottiglia, quasi mai nero corvino, perché dopo i quaranta non ci crede più nessuno, ma insomma.  
Parlo di noi signore un po' agée, in zona menopausa e oltre.  A volte molto oltre. 
Appesantite dagli eventi o rinsecchite dalla vita, solcate dalle rughe e in procinto di franare. O già smottate di brutto, per età, sfiga o genetica. 
Ci distinguiamo per la nostra eleganza sobria, per la piega moderata, per i gioielli in oro giallo. Già, quella roba che le giovani snobbano e noi insistiamo a portare, perché dietro a quel fulvo che a mia figlia sembra tanto sfacciato c'è tutto l'amore di suo padre, il grazie di una zia, l'orgoglio di una mamma quando l'hai resa nonna. 
Mi rifiuto. 
Mi rifiuto di fingere di esser ciò che non sono, di scimmiottare una moda che farebbe di me una marionetta anacronistica,  di simulare un'assenza di degrado alla quale sarei la prima a non credere. 
Sono vecchia e me ne vanto. 
Ebbene sì, ne vado orgogliosa. Ogni ruga, ogni smagliatura, ogni segno sul mio viso e sul mio corpo rappresentano la traccia di un dolore superato, un obiettivo conquistato, una gioia ottenuta a caro prezzo. La mappa della mia vita è tracciata sulla mia pelle: e io dovrei andare dal chirurgo per farla cancellare?
Se voltarmi indietro a guardare anche quello che è finito mi riempie di serenità. 
Se i rimpianti per ciò che non è stato sono ripagati da tutto quel che ho costruito, assieme alle persone che amo. 
Se gli anni trascorsi sono stati belli nonostante tutto, perché non sono mai stata sola a combattere. 
Se gli affetti hanno illuminato i miei giorni, l'amore ha dato loro forza, la speranza li ha riempiti e l'impegno ha dato loro un senso. 
Se la vita è una battaglia, ora che il tramonto si avvicina non ha senso fingere di essere ancora vicina all'alba. Con le giunture scricchiolanti, i doloretti migranti, le energie in calo e la stanchezza in rapido aumento, come potrei continuare a combattere? Mi accontento di sguazzare come un'anatra in piscina, che già mi sembra molto. 
Mi arrendo, ragazzi.
Mi arrendo al fatto che mi basta guardare una brioche per prendere l'ennesimo chilo di troppo, ad essere troppo fiappa per quel tubino adesivo e troppo vecchia per quel modello di scarpa. 
Mi accontento di essere un reperto di aspetto non sgradevole e cerco di contenere l'aumento ponderale sotto il livello di rischio metabolico. Evitando lampados e fondotinta magari sarò di un bianco un po' spettrale, ma almeno la mia faccia non imita una noce. E qui finiscono le mie misure estetiche. 
Ma la cena conviviale col dente sollevato, il finger food avvicinato col crampo alla mano e la vita funestata dai crampi per la fame, anche no. Grazie, l'ascetismo non è per me. 
Sono moderatamente gaudente, e si vede. Pazienza. 
Almeno non mi si inacidisce il sorriso per la fame e le privazioni emotive. 

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