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Visualizzazione dei post da novembre, 2013

Che vi racconto oggi?

Vi potrei raccontare di come abbia fatto cadere per due volte in un giorno il mio cellulare, provocandone il decesso. Stanco dei miei maltrattamenti, ha smesso di ricevere: sono stata obbligata a sostituirlo. Vi potrei dire che la mia prossima vittima è già stata recapitata a Casa per Caso, ma che – forse sapendo il destino che l’attende – alla prima accensione ha reagito evidenziando una bella fila di pixel bruciati. Da sostituire pure questo… Vi potrei raccontare di come l’informatico si sia offerto volontario per rendermi operativa, presentandosi dopo il lavoro, salvo restare ammazzato dalla delusione. Come anche suo padre, del resto. Un lutto che nemmeno fosse morto il gatto: cuore tecnologico, quello dei miei uomini. Vi potrei relazionare sulla singolar tenzone svoltasi in cucina, al piano superiore: una lotta fra titani. L’informatico e il gaglioffo si sono misurati in una sessione di braccio di ferro che li ha lasciati entrambi sfigurati – nessuno dei due intendeva

Violenza. Parliamone.

Detesto i violenti. Detesto i prepotenti, gli arroganti, coloro che, credendosi migliori e al di sopra degli altri,   sono convinti di poter agire al di là delle leggi e delle convenzioni. Mi infastidiscono i maleducati, perché l’educazione è una forma di rispetto per gli altri: mille volte ho provato sulla mia pelle che il cafone è anche un prevaricatore con una pericolosa tendenza alla violenza (verbale e non). Però è vero: ci sono soggetti contro i quali la violenza si scatena più spesso che su altri. Ci sono persone che diventano vittime per quello che sono, non per qualcosa che hanno fatto: un nero, un immigrato, un gay camminano tranquilli per la strada e qualcuno li prende di mira, massacrandoli di botte. E’ il risultato dell’odio razziale, la violenza cieca di esaltati che credono di agire per un bene superiore, infliggendo la giusta punizione a chi osa essere diverso da loro. La violenza è violenza: ma questo è un tipo di violenza che si distingue e va distint

Ci devo riuscire

Sono rosa dai dubbi: ho forse perso le mie capacità organizzative? Poiché ora so di avere tempo, mi sono messa a perderlo in modo scellerato? Mi sono trasformata in un’inconcludente fanc@@@sta, per citare alcune amiche mie? Da quando non lavoro più ho sempre meno tempo per me, sono di corsa almeno quanto prima e la mia vita è uno scapicollarsi dietro a mille e più scadenze sovrapposte. Devo capire cosa sbaglio o impazzisco, mi sono detta. Non essere padrona del mio tempo in questo modo mi manda ai matti.  Sapendo benissimo quali sono le origini del mio male, ho iniziato a osservare i miei tormentatori. L’illuminazione è venuta ieri pomeriggio: mi avevano fissato due colloqui contemporanei, con due prof e in due città diverse. Essendo costretta a fare una scelta tra le impellenze di due figli, e non quelle mie e di un mio familiare, ho razionalizzato, posticipando il meno urgente. Con buona pace della Miss, che già aveva messo il broncio. E finalmente l’ho capito: da quan

Pubblicità ingannevoli

Stucchevoli come melassa, non riesci a evitarle nemmeno abbonandoti alla pay-TV. Dopo lustri di famigliole apparentemente immuni dai virus più diffusi – broncio del mattino, discussioni feroci per le quote latte e biscotti, l’occupazione del bagno e i tentativi di usucapione del phon – adesso a quanto pare il mulino s’è svuotato.   Ci abita un mugnaio single con la fissa per la cucina, che prova a sedurre le campagnole locali con abbracci al cioccolato. Evidentemente Babbo Felice – ora pensionato del dopo-riforma – s’è dovuto vendere la magione, macina e tutto, accontentandosi di una casa più piccola. Dove lo troviamo, appunto, in compagnia della moglie, ormai incanutita. Guarita dal mammismo italiano no, però: col ciglio tremulo, eccola dietro ai vetri, ad attendere trepida l’arrivo del figlioletto. Quando costui giunge, zaino in spalla e barba incolta (chissà se puzza pure…), la nostra risponde al suo fischio di richiamo più sollecita di Fido,   aggiustandosi la crocchia, pe