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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

Le valigie nell'ingresso

Per favore, non ditemelo. Non ditemi così: sta andando solo a Padova,   lo posso andare a trovare quando voglio, con Skype sarà come se fosse qui, anzi, meglio. Salvo rare eccezioni, con quella giovane ostrica non si scambiano più di dieci parole al giorno. Non ditemelo:   è un adulto, se vivessimo in un Paese anglosassone sarebbe fuori di casa da anni, ha finito la triennale dunque evviva evviva, con questo sistema anche la magistrale arriverà prima di sicuro. Sono tutte cose che so e che mi ripeto come un mantra da un pezzo. Stamattina è tutta un’altra cosa, però. Stamattina le valigie stracolme sono tra i piedi per l’ultima volta, tra poco andrà a prendere il treno e da stanotte non dormirà più a casa. Un’altra testa sul cuscino che non posso più contare prima di andare a dormire. Senza contare che di certo nel prossimo biennio un’esperienza all’estero salterà fuori: e allora lì sì che non sarà dietro l’angolo. E poi, se non torna? Se trova fuori dai confini naziona

Due notti d'incanto

Dopo due anni di attesa, quasi. Una carissima amica ci ha regalato ‘sto cofanetto Smartbox, che la sottoscritta rimira con desiderio da mesi e mesi. Jurassico, sempre strapreso dal suo lavoro, non trovava mai il fine settimana giusto per incantarsi. Finalmente, la settimana scorsa arriva il gran momento: l’uomo ha deciso e deliberato che venerdì e sabato saranno le nostre notti. “Due notti d’incanto, voi… ?!” bercia il gaglioffo, incredulo. “Sì, noi. Perché?” “Ma per favore, alla vostra età… Meglio che stiate a casa, a vegetare davanti alla TV!” dichiara, sdegnato. “Ma come ti permetti? Non siamo mica due mummie!” “…” Lo sguardo che ci lancia è più eloquente di mille parole. In effetti, 110 anni in due sono una bella cifra; nonostante ciò, siamo determinati a goderci il nostro fine settimana cuore a cuore. A dispetto di tutto e di tutti. Mi fiondo sul sito, perdendoci sopra più di due ore; il marito mi raggiunge e con due click – due! – trova quel

Cose belle, cose meno belle

Iniziamo da quelle belle, va’: l’informatico si è perfettamente adattato alla nuova vita. La sua casa è in ordine e pulita, la sua alimentazione ordinata  e lui sembra felice. I fratelli lo interrogano via mail e sms, mentre lui per placare le mie ansie materne mi manda le foto delle cene che si cucina e dell’insalata che si compra.  Vi ho raccontato come teneva la sua camera, no? Temevo che in pochi giorni avrebbe reso il suo appartamento uno stallatico e il suo frigo una miniera di bombe caloriche: e invece… Ogni tanto ci sentiamo via Whatsapp per consigli di economia domestica (dall’uso corretto dell’antitarme al programma di lavaggio giusto per i calzini, mio figlio sta scoprendo un mondo sconosciuto) e qualche volta la nostalgia dei fratelli si fa sentire. Come previsto. Contrariamente alle previsioni dei più, però, ciò non lo spinge a pietire qualche pasto a casa di mammina: l’uomo invita il fratello di turno, cucinandogli un pranzo o una cena. La Miss, sempre a diet

Primo giorno di scuola

Non si sfugge. Anche a Casa per Caso oggi è il primo giorno di scuola. Il gaglioffo riemerge dalla sua camera da letto infilandosi i calzoni lunghi, con un muso ancora più lungo. “Che depressione! Dopo tre mesi di calzoncini corti, riadattarsi alla tortura dei pantaloni lunghi è orribile…” Se li infila, si rimira allo specchio con malcelato orgoglio, poi se li strappa via come una furia. “Che fai, sei impazzito?” “No. La colazione voglio godermela in libertà!” Indossa un paio di informi pantaloncini corti, terminando le operazioni di civilizzazione così, scosciato. Poi, si riveste – definitivamente stavolta – e si avvia al patibolo. “Ma dai, via… Rivedi tutti i tuoi amici, in fondo! Non sei contento?” “Di che amici parli? Ti sei dimenticato che la mia è una classe infestata da femmine? Gli amici li rivedo DOPO, su Fb, quando torno a casa!” “Ah. Già, hai ragione, dimenticavo…” Parte, declamando: “E meno male che non piove, almeno! Sai se mi toccava partire sotto

Vi siete mai sentiti un fallimento completo?

Io sì, in tutta franchezza. Ieri lo scrivevo per scherzo, è vero, ma ci sono stati molti momenti nella mia vita durante i quali la convinzione di non riuscire a combinare nulla di buono era fissa nella mia testa. Avete presente quando ce la metti tutta, ma proprio tutta, per far funzionare le cose, ma quelle vanno tutte storte lo stesso? Quando non riesci a portare a casa un risultato che sia uno, assistendo impotente alla dissipazione dei tuoi immani sforzi? Beh, in momenti così non è facile dire a se stessi: “Non sei tu a valere zero. Non tutto dipende da te: se gli altri non fanno la loro parte, cede un pilastro importante della tua costruzione. Che va giù a dispetto di te e di quello che di buono hai fatto”. Hai l’impressione di autoassolverti, di non essere onesto con te stesso, di voler ascrivere ad altri le tue responsabilità. Così, finisci con l’assumerti anche quelle altrui. Senza contare che il mondo, attorno a te, è lì pronto con l’indice puntato: appena qualcos