Numbers



Ovvero: la Passione secondo Matteo.
Passione, non passione: dopo una confortante serie di buoni (quando non ottimi) risultati, ecco che arriva la prima legnata.
Non c’è nemmeno bisogno di dirlo: matematica. Con i numeri mio figlio ci fa davvero a botte.
Meno male che ci sono i corsi salvagente: quasi quasi chiedo se ne fanno uno anche per madri disperate…
Anche se, in realtà, disperata non lo sono. Non più, almeno.
Ieri il gaglioffo è tornato da due ore di lezione pomeridiana con le idee molto più chiare in materia. Almeno ora sa cosa non sa: è già qualcosa. A questo aggiungiamo che i buoni risultati nelle altre materie lo incoraggiano a battersi per superare anche l’ultimo scoglio, e possiamo continuare a coltivare la speranza.
Nel frattempo, mi dedico al giardinaggio. In caso di depressione, c’è sempre la gramigna: scendo nel prato e mi metto a strappare erbacce. Attività distruttiva il giusto (così evito di spaccare qualcosa per il nervoso. Soprattutto la testa di Mr. Numbers…), sfiancante quanto serve (dopo due ore e mezzo è facile si presenti qualche sintomo di paresi) e dolorosa quanto basta. Se ti dolgono schiena, braccia e gambe come se ti avessero pestata con un randello, avverti meno la sofferenza per le randellate morali.
In coda all’episodio, gli racconto come il mio primo compito di greco (una versione di una facilità assoluta, tradotta dall’intera classe senza sforzo alcuno) sia stato un fantastico quattro.
“Accidenti! Come ha reagito la nonna?”
“Con il sarcasmo. Dopo pranzo, all’una e mezzo, mi sono seduta a leggere in salotto. Ero mogia come un cane bastonato. Lei arriva, mi indica a mio padre con aria sprezzante, proclamando: <Guardala lì! Legge,  invece di studiare greco!>. Uno dei momenti della mia vita nei quali l’ho detestata di più… Avessi dato retta ai miei nervi, non avrei studiato più solo per farle dispetto!”
“In effetti…” commenta il nostro, cogitabondo.
Dopo poco, lo becco seduto sul suo letto, intento a sfogliare il libretto scolastico dell’anno scorso: un cimitero di tre, quattro e persino due da farti sentir male. E non ci sono nemmeno tutti, i pessimi voti del suo curriculum: su alcuni sorvolava, l’infingardo.
Fissato alla copertina, c’è un biglietto della sottoscritta: Lo mandiamo al macero o lo teniamo lì, per goderci la gioia delle prossime verifiche? Bacio M.
Ci guardiamo.
Non dico una parola, ma la mia faccia dev’essere comunque eloquente.
L’uomo solleva una mano, dichiarando deciso: “Tranquilla, mamma. Non ci ricasco. Quest’anno è tutta un’altra storia, vedrai!”
Ecco: questo è il momento in cui un genitore deve fare appello a tutta la sua forza d’animo. Se riesci a dar fiducia lo stesso a un figlio, nonostante tutto, gli regali quello sprint che gli serve a completare il giro di boa. Nel frattempo, però, a te rimane solo il doping: ergo, ora vado a farmi la terza tazza di caffè!

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