Il ritorno del guerriero

E’ tornato. Il gaglioffo è di nuovo tra noi.
Non ne potevamo proprio più: senza di lui la casa diventa enorme e vagamente spettrale. Nonostante siamo in cinque più due gatti (di cui uno diabolico) c’è una tranquillità innaturale: niente tonfi, richiami ululati e proteste strillate; nessun agguato ai gatti e al frigorifero; sparito chi prosciuga il latte come un’idrovora e stermina le scorte come una locusta. Niente chiacchierate clandestine sotto le coperte fino a tarda notte, all’insaputa di mamma e papà: i quali, dormendo nella camera accanto, ogni tanto lo sentono sghignazzare col suo amico del cuore. Le lavatrici in andamento lento, ferme le migrazioni degli asciugamani (dal bagno alla sua camera da letto: ogni doccia, un viaggio senza ritorno), nessuno che chiede dolci a gran voce, per poi consumarli a quattro palmenti.
Un mortorio, insomma.
Sbarcato dall’aereo e ricongiuntosi con noi, il manigoldo ci ha relazionato circa le sue vacanze romane. Che se già ero insidiata dei sensi di colpa, per averlo piazzato a casa di Dani per una settimana piena, ora ne sono travolta.
Lui e il suo compare sono un’accoppiata distruttiva. Hanno scorazzato per Roma e dintorni come due trottole, monitorati dappresso dalla saggia mamma di Lello, che usava il cellulare come un bracciale elettronico. Messo a dormire su una branda a doghe, quell’anaconda di mio figlio le ha fatte saltare una alla volta, avvoltolandosi su se stesso come un fusillo. La sera che lui e quell’altro socio hanno provato a sistemarle definitivamente, alle quattro del mattino ne sono saltate cinque tutte assieme, tipo mitraglia: “Io quelli li uccido…”  è giunta la voce di Dani, dalla camera accanto. La poverina, in tutto questo, doveva andare a lavorare al mattino: con un simile concerto nella camera accanto.
“Mamma, ho dormito fermo come una mummia in un sarcofago. Altrimenti finivo ammazzato veramente!”
Adesso ho sulla coscienza anche il letto degli ospiti della mia amica, mannaggia. E il mese che le ci vorrà per riprendersi, dopo questa settimana d’inferno.
“Abbiamo messo su la scuola di cucina di Lello e Teo: ho imparato a fare un sugo al pomodoro al bacio!” è stata l’orgogliosa dichiarazione dell’infingardo, che a casa non si fa manco un panino.
I due si sono dati all’alta gastronomia (con esiti che non voglio nemmeno sapere…), al parkour (versione edulcorata, per nostra grazia) e al pattinaggio su ghiaccio: insidiato da un dodicenne, che per ragioni ignote l’aveva puntato, mio figlio si è visto caricare due o tre volte. All’ennesimo attacco, ha risposto, in un misto veneto per lui inedito: “Toso, no ‘sta caricarme. Ti fai male!” facendo volare l’aggressore con una spallata. Ha giocato sull’effetto alieno, il ragazzo.
Inserito nel gruppo di amici di Lello, è rimasto stupito della rapidità con la quale è stato accettato: iniziando, ahimè, a fare i confronti con la chiusura mentale dei nostri corregionali. A parte alcune lodevoli eccezioni, qui nel Settentrione i gruppi sono chiusi e tendenzialmente impermeabili all’elemento esterno: questo, in aggiunta alle mille tentacolari offerte della grande città, ha fatto dichiarare al giovanotto di aver intenzione di trasferirsi più a Sud. Sarà anche austro ungarico, come look: ma è terrone dentro, mio figlio. Il sole del Mezzogiorno, cui l’ho esposto fin da pulcino, ha fatto il suo sporco lavoro, squagliando il gelo del Nord. E il sangue siculo ha fatto il resto, a quanto sembra.
Il giovanotto ha passato l’ultimo dell’anno più divertente della sua vita: erano così su di giri da concedersi, tra le altre cose, una passeggiata in deshabillé nei dintorni di casa, nel cuore della notte, sotto gli occhi divertiti delle ragazze del gruppo.  Una notizia che ha scatenato in me qualche perplessità: “Uehi, giovane! Non è che mi hai combinato guai…?”
“Tranquilla, mamma. Una bottiglia di spumante in sette: eravamo perfettamente lucidi e presenti a noi stessi. Magari sfigurati dal sonno, quello sì: ma non abbiamo fatto nulla di cui pentirci. Ti farò vedere le foto su FB…”
Bene. Se mi fa ancora vedere il suo profilo FB spontaneamente, non deve aver combinato nulla di grave. Almeno per ora, siamo salvi.

P.S. Per Dani: grazie. Sei una grande, sul serio!





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