Una per tutti, tutti per una


Per fortuna.
Gestire un anziano non è cosa facile; gestire un anziano incapace di spostamenti autonomi ancor peggio; aver a che fare con una zia d’antan, convinta di essere ancora in grado di far tutto da sé, una guerra.
Vi risparmio i dettagli: le mie lavatrici hanno fatto le straordinarie, nel fine settimana.
Travolta dagli eventi, esibisco un’aria sempre più sconvolta: ma quando il gioco si fa duro, i duri incominciano a giocare.
Matteo è sempre disponibile ad accorrere ai richiami della zia, i ragazzi si occupano dei suoi pasti quando non ci sono, Jurassico la tampina come un segugio, cercando di capire come renderle un po’ di gamba e occupandosi di preservarle il cervello.
La mia mamma, invocata telefonicamente un paio di volte per fare dello zia-sitting, ha dichiarato: “Tu chiamami SEMPRE. Se hai da fare, o devi uscire con tuo marito, telefonami: non c’è impegno più importante di questo, per me! La vostra libertà è prioritaria.”
La mamma ha aperto l’ufficio per la conservazione dei matrimoni felici. Siamo salvi!
Ieri c’è stata l’invasione dei parenti, giunti nel pomeriggio per salutarla e farle gli auguri di buon compleanno: e mia cugina si è offerta volontaria per portarla a casa sua nel fine settimana dell’8 dicembre. Permettendo a me di venire a Milano senza lasciare la testa a Castelfranco, tra parentesi… E offrendo l’occasione alla zia di passare qualche giorno con l’adorata sorella, a sua volta bloccata a casa da una micidiale combinazione: gambe quasi fuori uso e ascensore fuori uso del tutto. Anche la tecnologia si rivolta contro le nostre ottuagenarie, accidenti.
Discutendo con me della situazione, Davide si è reso conto che non ho più un minuto libero, manco per leggere un giornale: così, si è offerto di occuparsi della spesa e della cena, oltre che del pranzo (mansione che già svolge con onore). Registro la disponibilità, riservandomi di approfittarne se necessario.
Poi, il nostro ha escogitato un sistema geniale per ottenere la collaborazione fattiva del gaglioffo: gli ha proposto un contratto da firmare. Col sangue.
Di seguito, ve ne trasmetto il testo:

Io, Matteo Per Caso, acconsento a fare un patto con mio fratello Davide (da me identificato in questo frangente come “il demonio”) che prevede che:
1)    Il demonio spenda € 20,00 (venti) per regalarmi il videogiuoco “Vattelapesca”
2)    Io mi impegni, per la durata di 180 giorni, a scaricare le lavastoviglie di casa ogni volta che ne avrò la possibilità (sono esonerato nei giorni in cui esco da scuola alle ore 13,00), nonché che io contribuisca attivamente allo sparecchiare e sgomberare la tavola e ricaricare le lavastoviglie dopo i pasti.

Firmo tale accordo e confermo con una goccia di sangue

     Il Demonio                                                                                                        Matteo

 Davide Per Caso                                                                                               Matteo Per Caso

Il ragazzo ha firmato: e da quel momento la mia vita è cambiata. Attivo come un’ape operaia, mi aiuta a tenere in ordine le cucine: essendo lui il principale responsabile della confusione che le devastava, davvero la casa sta cambiando aspetto.
Un sistema efficacissimo per ottenere collaborazione e per attuare un condizionamento: il demonio sa che, una volta abituato a vedere le cose da fare, e a farle, poi non riesci più a fare finta di niente. Un genio, mio figlio.
E’ arrivato al momento giusto: stamattina, preparando da borsa per la piscina, mi sono accorta di averci infilato l’anti-infeltrente per la lana al posto dello shampoo doccia.  Jurassico, invece, ieri sera mi ha chiamato a letto, allargando le braccia e declamando: “Vieni qui, amore mio… Come fratella e sorello!”
Al solito. Per dirla con Flaiano, la situazione a Casa per Caso è grave, ma non è seria.

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