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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Partenze & patimenti

Allestimento valige: ovvero, all’inseguimento di due schegge impazzite. Le schegge in oggetto sono il filosofo e il gaglioffo, in partenza per una settimana di vacanza. Ognuno per conto suo, ovvio: ma, per mia disgrazia, con tempistica sovrapposta. In tre ore, riescono a portarmi quasi alla canna del gas. Il filosofo, in apparenza organizzato ed efficiente: “Mamma, dove trovo un lenzuolo matrimoniale?” “Giù, nell’armadio del camper.” “Mamma, hai un paio di ciabatte che mi vadano bene? Io vivo scalzo, lo sai…” m’incalza il gaglioffo, caotico come il solito. “Nella borsa che hai usato per andare in piscina.” Una borsa da me fortunosamente rinvenuta in garage, giusto in mattinata: al suo interno, un costume da bagno e un asciugamano da spiaggia incartapecoriti e dal vago sentore di muffa. I legittimi proprietari degli oggetti non avevano idea dell’uso scellerato cui erano stati sottoposti. Cosa da me scoperta dopo essere piombata come una furia in camera dei maggiori, incolp

Mission impossible e uomini da sposare

“Posso berne un goccino?” “Fermo lì: alla tua età non si beve.” “Perché?” “Sei troppo giovane.” “Ma guardami, mamma! Sono un gigante!” “Il tonnellaggio è indifferente. Il tuo sviluppo neurologico non è ancora concluso: la barriera ematoencefalica non è ancora completamente formata.” “E questo cosa vorrebbe dire…?” “Che l’alcol ti arriva al cervello per direttissima. E ti distrugge i quattro neuroni sui quali puoi  contare…” “Uffa. Quanto devo aspettare?” “Fino ai sedici anni almeno. E comunque, dopo, ci dovrai andare piano lo stesso!” Pausa di riflessione. “Lo sai che oggi ho salvato un pesce dall’annegamento...?” afferma, con un ghigno.  “Scusa, mi correggo. Tu hai due neuroni, non quattro, sui quali far conto." “Eh, eh, eh… Queste sono le tipiche battute di noi del popolo melagodiano.” “Non voglio nemmeno sapere di che popolo tu vada farneticando. In ogni caso, lascia stare quella birra.” “Altrimenti mi rovina la carriera entocefalica, ho capito,

Puliziotte al lavoro

Quando la colf è in vacanza Valentina si scatena. Sta rivoltando la Stamberga da cima a fondo: sopra e sotto, dentro e fuori. Non c’è angolino nascosto che le sfugga. E’ intervenuta persino sui fratelli: ha disinfestato il loro bagno, lavato tutti gli accappatoi, eliminato scorie ammonticchiate qui e là da chissà quanto. Ha riordinato gli armadietti della cucina, razionalizzato il suo guardaroba, spolverato per ogni dove e acquistato fragranze di prima qualità per gli ambienti. Vederla circolare per casa con lo spazzolone o lo scopettone Swiffer fa pensare a una regina: quella li manovra come fossero scettri. L’aspirapolvere non lascia nemmeno una briciola alle sue spalle, gli specchi rilucono, i mobili rinascono, sotto le sue manine. Dopo qualche ora trascorsa così, la fanciulla è soddisfatta. Avvisati i fratelli di non vanificare il suo impegno di perfetta donna di casa, sparisce di scena: la zia e la nonna l’attendono. Pare impossibile, ma i maschi di casa le danno retta:

Rientro alla base e misteri irrisolti

Siamo tornati.  In previsione del traffico folle del fine settimana, in considerazione dello stato di saturazione dei due giovanotti: "Ma a te quanto mancano, i gatti? Io non vedo l'ora di rivederli...", e per raggiunto livello di non ritorno di Jurassico, ieri abbiamo viaggiato tutta la giornat per rientrare alla base entro notte.  Durante il tragitto, la nostra colonna sonora sono stati i tormentoni dell'estate. I due ragazzi e io ci davamo alla pazza gioia, chiacchierando come cinciallegre e prendendoci reciprocamente in giro per i gusti musicali, quasi mai coincidenti. Un mercato rionale, all'ora di punta.  A differenza del resto della famiglia, Jurassico manteneva il più stretto riserbo, guidando impassibile, senza proferire verbo nè accennare a un sorriso. Manovre a parte, pareva morto.  All'altezza di Bologna, il gaglioffo ha rilevato la cosa: "Papà, ma tu provi emozioni? Si vede che sei un medico... Sei lì, glaciale, che guidi senza muove

Ancora suspance e cattivi pensieri

I l gaglioffo riceve un sms e impallidisce. “Hanno rapito Poppi!!!” “Cosa?!” “Un mio amico passava per casa nostra, e ha visto un vecchiaccio che caricava il nostro gatto nel cestino della bici!” “Tranquilli, ragazzi. Quello non ha fatto nemmeno dieci metri: poi la belva si è sottratta con un balzo. Ne sono certa.” Scatta l’allarme rosso: parte uno scambio fittissimo di messaggi con i fratelli rimasti a casa, per sincerarsi che il micio sia al sicuro. Pessime notizie: del felino non v’è traccia alcuna. Ha inizio una battuta di caccia nei dintorni, per ritrovare l’amatissimo gatto nero. Qui al Sud, è il panico. “Se mi hanno portato via il gatto, mi organizzo con gli amici, e vado a menarlo, quel rapitore di omissis !!!” “Calma, ragazzi. Nessuna spedizione punitiva, nemmeno su provocazione grave.” “Ma è per una giusta causa!” esclama la Miss, in versione tricoteuse. “Certo che non è possibile. Io non vado più via, se mi spariscono i gatti così!” ringhia Jurassico.

Voglio una vita spericolata

La qui presente mamma anatra, per svariati giorni, ha guidato i suoi anatroccoli (!) tra i massi, inabissandosi fra rocce aguzze e larghi dorsi di mulo, ricoperti di un insidioso vello di alghe. Vagamente disgustose e assai scivolose. Dopo averci guadagnato un ginocchio bluastro, con delicate sfumature verdine, e un paio di graffi alle cosce, l’ho notato. Sulla parte destra della baia flottano, placide, svariate piccole imbarcazioni. All'àncora.  Non si “parcheggia” sugli scogli, no? E difatti… Quattro sassetti in tutto. Minuscoli e stondati: una discesa in acqua di tutto riposo. Non dico che si possa tuffarsi di testa – il rischio di schiantarsi su qualche masso seminascosto  rimane – ma almeno non dobbiamo recitare più la parte dei fachiri. Pensarci prima, no…? Macché. Sarà il sole, sarà il mare, ma ho il cervello disconnesso, da quando sono qui. Ieri mattina, sfidando le intemperie – leggi: cielo appena velato – mi sono lanciata nella mia solita nuotata fino alla boa.

Cose che detesto

Gli infradito: secondi solo allo string fra le natiche, come strumenti di tortura, pare siano un must. A meno di non adattarsi alla ciabatta simil-ortopedica, identica a quella della zia suora: comoda, dalla presa sicura sul terreno, ma… deprimente, nel suo obbrobrio. Di zoccoletti, più o meno leggiadri, nemmeno a parlarne: col terreno accidentato, riesco a crollare miseramente persino dai tacchi dei miei sandali neri. Base 5 cm, per un’altezza di 3: solo le misure da parallelepipedo mi impediscono ripetute distorsioni alla caviglia. La Miss sostiene che non so camminare: e ne ha ben donde. Dunque, mi sono piegata, acquistando   un paio di infradito bianchi per andare in spiaggia e sotto la doccia: peccato che la spiaggia sia raggiungibile solo tramite una salita   con 35% di pendenza. Scendendo, ho la sensazione che il piede mi si tagli a metà; salendo, mi areno frequentemente: la forza di gravità, combinata con il fondo sdrucciolevole della ciabattina bagnata, mi fa slittare all’

Vita da camper

Vita en plein air. Parliamone. Dopo mesi e mesi di smog, traffico, vita frenetica e ritmi incalzanti, si recupera infine una dimensione spazio-temporale a misura d’uomo. Uno rientra in contatto con la madre terra,   il cielo – di notte, addirittura stellato: una caratteristica che tendiamo a dimenticare, in città – riavvicinandosi a flora e fauna. Ohimammamia, quanto mi sento bucolica. Non mi smonto nemmeno quando decine di piccoli globi di resina, caduti dagli eucalipti, si trasferiscono dalla poltroncina alla mia sottana, prendendone stabile possesso. Pazienza, laveremo… sorrido, fra me e me. Poco dopo, un refolo di vento particolarmente vivace solleva una nuvola di polvere, fogliame e terriccio, che si deposita su tovaglia, poltroncine, telo impermeabile (posto a terra, ad evitare di portare in camper mezzo camion di terra ogni giorno…) e sulla sottoscritta. Dopo un paio d’ore trascorse sotto le fresche frasche, sono incipriata come una damina del Settecento, e la mia chio

Osservazioni antropologiche

Che posto rilassante. Le signore si portano a spasso i loro chili di troppo con assoluta serenità: il sovrappeso qui è considerato normale, è palese. Non ho visto lo straccio di una palestra, un centro benessere,  uno specialista in massaggi drenanti o anticellulite. Niente di niente. In compenso, i posti di ristoro si sprecano. A ogni passo, c’è la possibilità di peccare: voluttuosamente e in modo variegato. Dal dolce al salato, con particolare predilezione per il piccante, ce n’è per tutti i gusti. Il paradiso del gaudente.  Nessuna espressione depressa, dipinta in volto a ragazze decisamente abbondanti: sono l’immagine della gioia di vivere. Lontane dalla bellicosa ostentazione con cui le over-size delle nostre parti si strizzano in improbabili stretch e microabiti, vanno tranquille per la loro strada, sorridono morbide, in abiti morbidi, che le fanno sembrare ancora più morbide. Pur essendo un posto di mare, non c’è alcuna gara a scimmiottare le varie sciacquette televisive

Oggi è un giorno speciale

E’ una sensazione che scava, nel profondo della tua anima, e risale, fino a stringerti il cuore. E’ un tenero misto di orgoglio, gioia, sottile tristezza e oscura paura. E’ un sentimento cui non so dare un nome, guardandola sorgere dalle acque, piccola Venere non più cucciola,   fisico da ginnasta, profilo da cammeo, capelli imprigionati in una crocchia.   Bella come Paolina Bonaparte, semplice come la mia bambina di una volta.   Dov’è il topino, cui solo ieri davo il biberon? Mi si stringe il cuore, se penso a quanto presto arriverà il giorno in cui me la porteranno via. Mi squaglio come neve al sole, quando mi si avvicina per abbracciarmi, e giocare nell’acqua con me, come quando era ancora formato tascabile. Come sei cresciuta, bambina mia. Solo il velluto dei tuoi occhi è rimasto uguale a se stesso, quello che mi ha calamitato, stregandomi, la prima volta che ti ho guardata. Non c’ero. Non c’ero, il giorno in cui sei venuta al mondo. Non sono mie, le prime braccia c

E le vacanze continuano...

Il gaglioffo, con aria soddisfatta: “Ahhhh… Queste sì che sono vacanze!” Jurassico: “Mhm.” La Miss: “Io mi faccio di quelle dormite… YAWN… Ora scendo in spiaggia! Vieni anche tu, pennuto?” Io: “No. Sto troppo bene qui all’ombra. Non mi voglio perdere nemmeno un alito di questa brezza fresca… Vengo giù dopo, a farmi una nuotata.” La Miss: “Sì, goffo tacchino… Così poi facciamo il bagnetto assieme!” Al mare, mia figlia ha un regresso all’età infantile. Mi tratta come un gioco gonfiabile: in effetti, se non la pianto di mangiare come un bufalo, non sarà l’unica a scambiarmi per una boa. Ne sto acquistando rapidamente le fattezze, ahimè. Il gaglioffo: “Caspita. Sto facendo la vita di un gatto: dormo, mangio e mi sdraio al sole!” Jurassico: “Mhm.” Io: “Sono felice che vi rilassiate, ragazzi. Cercate di non scottarvi e attenti alle rocce!” Il gaglioffo: “Non me ne parlare. Ieri mi sono sbriciolato il mignolo su di un masso. E quella lì che rideva come una scema, mentre io