Un giorno da goffo tacchino

Avere una riga di figli presenta i suoi vantaggi. Se è vero che ne hai sempre almeno uno sotto i ferri, è statisticamente probabile che uno o due  funzionino a dovere, fungendoti da antidepressivo. Concentrandoti su quelli, ti riconcili – almeno in parte – con la tua discutibile scelta di riprodurti, ritrovando così le energie per procedere nel tuo cammino. Di madre, moglie e, nei ritagli di tempo che questi due ruoli invasivi ti lasciano, di donna.
Ieri la qui presente donna si è accompagnata alla donnina di Casa per Caso – l’antidepressivo del giorno, n.d.A. –  trascorrendo con lei l’intera giornata.
Ci siamo crogiolate al sole a bordo vasca: lei come una splendida lucertoletta, immobile sotto i raggi, responsabili di una mutazione cromatica quasi istantanea della sua pelle magrebina, cuffiette all’orecchio ed espressione beata. La sottoscritta come una medusa spiaggiata, tinta budino screziato di lentiggini,  spalmata su di un lettino, ultraschermata con filtri di ogni ordine e grado – ne ho quattro diversi, per le diverse posizioni del sole rispetto allo zenith… – e immersa in una lettura matta e disperatissima. Di tanto in tanto, abbandonavamo le reciproche attività ludiche e accennavamo a una fugace chiacchierata fra donne. Una goduria.
La fanciulla, dotata di un fisico asciutto da ginnasta, rimastole anche dopo lo stop all’attività agonistica, osservava con occhio critico i numerosi bikini azzardati che si aggiravano per la piscina, confrontandoli con il contenuto ( e contenitivo) costume intero di mamma medusa. Una scelta stilistica approvata dalla ragazza, senza riserve. A dire il vero, anche se io sono sempre stata meglio con l’intero, non sono pregiudizialmente contraria al due pezzi. Tuttavia,  c’è bikini e bikini. Esiste un momento, nella vita di ogni donna, nel quale, se ti spogli, non fai più un favore a nessuno. Raggiunto tale limite d’età, è opportuno orientare la propria attenzione su costumi da bagno studiati su esseri umani normali, non su carioca diciottenni, che più mostrano, meglio è. Idem dicasi se una, pur giovane, non può contare su un fisico asciutto e compatto: purtroppo, i modelli troppo stringati, su certe forme lamantiniche, producono un rivoltante effetto lottatore di sumo. I laccetti affondano nelle carni, debordanti da ogni lato, in modo tanto evidente da far pensare sia anche doloroso, indossare strumenti di tortura così raffinati.
Considerazioni, queste, che non sfiorano la mente delle numerose frequentatrici di spiagge e solarium vari, garantendo così certe sfilate da galleria degli orrori, da levarti l’appetito per giorni.
Ci mancava solo che una signora, decisamente in età, decidesse di cambiarsi il pezzo sopra del costume. Ragazzi, io alzo gli occhi da un corsivo di Serra, sorridendo di gusto,  ed essi mi cascano su… vabbè, lasciamo perdere. Neppure io trovo le parole per descrivere ciò che ho visto. Ma non mi bastava lo spogliatoio in palestra, un antro delle orchesse dove ormai sono addestrata a evitare di posare lo sguardo nei posti sbagliati;  se una pensa ad altro, e gira lo sguardo distrattamente, c’è gente che ti fa fare un ripasso di anatomia, mentre si spalma la crema idratante.  Mi ci voleva anche la stripper d’antan, in piscina. Che incubo.
Approfittando della mia confidenza col bagnino – in posti come questi, io finisco con il simpatizzare quasi esclusivamente col personale – gli chiedo se, tra le mille cose proibite in questa piscina, per caso non sia annoverato anche l’abbigliamento eccessivamente succinto. Mi risponde che non gli pare, ma che di solito non si vede nulla di esposto in modo eccessivo… Meno male. Elastigirl e io, dunque, abbiamo potuto godere di una (s)piacevole eccezione alla regola: speriamo rimanga un caso, appunto, d’eccezione.
 Il bagnino commenta: “Certo che sono proprio un cretino… Non mi sono accorto i niente!”
“No, mio caro. Non ti definirei un cretino. Direi che, a furia di presidiare il piano vasca, tu abbia sviluppato un istinto di conservazione al cubo!”
Il giovane si fa un ghignetto sotto i baffi, mentre la Miss e io ci godiamo l’ultima mezz’ora di relax.
Tornate alla base, ceniamo col resto del mondo domestico, gatti inclusi; la sottoscritta regista la calma olimpica del gaglioffo, rispetto allo scritto di Matematica di domani, che va ad appaiarsi alla sua piena soddisfazione per la prova di ascolto in Spagnolo, sostenuta in mattinata. Se non altro, questo non soffre da ansia da prestazione. Diramo un ordine di ritirata coatta entro le dieci e mezzo della sera – in realtà, provo a dire nove e mezzo: ma vengo sbertucciata come visionaria e psicotica - indi la Miss e io terminiamo la serata come piace a noi. Desperate housewives e Shrek IV.
Ciliegie e gelato, coccole e TV, sotto lo sguardo sorridente di Jurassico, che transita di lì, senza turbare il nostro idillio.
Quanto mi piace, questa vita da goffo tacchino…

Commenti

Post popolari in questo blog

Una vita che non posto: 8 marzo

Una famiglia tradizionale (???)

La Karly mi fa piangere!